
di William Shishko.
Tutti i battisti (inclusi i battisti riformati, i quali affermano le fondamentali dottrine calviniste della salvezza per grazia sovrana) credono che il modello neotestamentario sia «credi e sii battezzato»; secondo loro, i neonati non possono credere e pertanto non dovrebbero essere battezzati. I battisti riformati (come James White) comprendono il carattere pattizio della relazione di Dio con il suo popolo, per cui traggono un’ulteriore argomentazione dalla natura del nuovo patto (si vedano Geremia 31:31-34 ed Ebrei 8:7-13; 10:16-17): poiché soltanto coloro che «conoscono il Signore» e hanno ricevuto il perdono dei peccati fanno parte del nuovo patto, soltanto loro (i rigenerati) devono essere battezzati e ricevuti a fare parte della chiesa cristiana. Questa è un’argomentazione più sofisticata (ma non meno problematica) a favore della storica posizione battista per cui la chiesa è composta soltanto dai rigenerati.
I battisti riformati sostengono che i presbiteriani enfatizzano soltanto gli elementi di continuità nell’attività pattizia di Dio (quello che chiamiamo il “patto della grazia”) ma non vedono gli elementi di discontinuità tra il vecchio e il nuovo patto. Per i battisti, la discontinuità fondamentale è che nel nuovo patto la chiesa non è una «folla di gente di ogni specie» che comprende persone rigenerate e non rigenerate, ma piuttosto un corpo composto da coloro che sono “veramente salvati”, come dimostrato dal ravvedimento e dalla fede in Gesù Cristo come Salvatore e Signore. La disputa con i nostri amici battisti verte, in realtà, più sulla natura della chiesa di quanto non verta sui soggetti del battesimo.
Queste argomentazioni possono sembrare all’apparenza convincenti, soprattutto perché il Nuovo Testamento parla spesso (ma non esclusivamente) di persone che credono in Cristo prima di essere battezzate. Qual è il modo migliore per presentare la tradizionale posizione presbiteriana e riformata relativamente ai soggetti del battesimo in risposta a tali argomentazioni?
- Non ci ha aiutato iniziare con i patti dell’Antico Testamento per poi arrivare al nuovo patto; è assai meglio iniziare con quello che ci viene detto nel Nuovo Testamento per poi risalire alle sue radici veterotestamentarie. In questo modo ci poniamo sullo stesso piano dei battisti. Siamo troppo diffidenti nei confronti del Nuovo Testamento! Dovremmo smettere di usare il termine “pedobattismo” (battesimo degli infanti) e impiegare invece il più biblico “oikobattismo” (battesimo delle famiglie). L’enfasi non è sul fatto che i neonati fossero battezzati nel Nuovo Testamento, ma che erano battezzate delle intere famiglie. Il Nuovo Testamento contiene dei riferimenti specifici ai battesimi di intere famiglie (Atti 10; 16:15, 33 e 1 Corinzi 1:16, un versetto che indica che i battesimi di intere famiglie erano la norma nell’età apostolica). Certamente nel contesto missionario di Atti era necessario che i nuovi convertiti al cristianesimo professassero la fede prima di potere ricevere il segno e sigillo del battesimo cristiano (esattamente come Abramo aveva ricevuto il segno e sigillo della circoncisione soltanto dopo che aveva creduto alle promesse di Dio, Romani 4:11-12), ma come le famiglie intere erano ricevute a fare parte del popolo del patto in tutte le età precedenti, così tale modello continua nel Nuovo Testamento. Se, di fatto, questo principio della famiglia fosse stato abrogato nel nuovo patto, uno non si aspetterebbe che il Nuovo Testamento usasse la formula della famiglia come invece ne fa uso.
- Non è vero che il Nuovo Testamento parli sempre di persone che credono prima di essere battezzate. Lidia è battezzata insieme alla sua famiglia, ma non viene detto che ciascun membro di quella famiglia aveva professato la fede prima del battesimo (Atti 16:14-15), e nel caso del carceriere di Filippi e della sua famiglia il testo parla chiaramente soltanto della fede del carceriere. Atti 16:34b recita letteralmente: «e si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché [egli] aveva creduto in Dio». Se la discontinuità del nuovo patto consiste unicamente nel fatto che coloro che si ravvedono e credono personalmente in Cristo devono essere battezzati e ricevuti a fare parte della chiesa, perché ciò non è chiaramente indicato in un testo come questo?
- Tutti i patti di Dio hanno incluso le famiglie. Anche le principali profezie del nuovo patto indicano chiaramente che la famiglia continua a essere l’unità fondamentale del popolo di Dio (si vedano Genesi 12:3; Isaia 54:10, 13; 59:21, lo sfondo veterotestamentario di Atti 2:39; 61:8-9; Geremia 32:38-40; Ezechiele 37:25-26; Zaccaria 8:5; 10:7, 9; 12:10-14; 14:17). In risposta all’uso che i nostri amici battisti fanno dei passaggi relativi al nuovo patto, dobbiamo mostrare che proprio in quei passaggi il principio della famiglia rimane un aspetto del nuovo patto. Se i cristiani di sentimenti più nobili «esaminavano le Scritture» (sarebbe a dire l’Antico Testamento) per vedere se le cose insegnate dagli apostoli erano vere (Atti 17:11), dove avrebbero trovato l’autorizzazione ad abrogare il principio della famiglia? (Sono debitore nei confronti di G. I. Williamson per questa importante osservazione).
- La posizione battista non può spiegare il linguaggio usato per parlare dei bambini nel Nuovo Testamento. Pur essendo vero che Gesù non battezzò nessun bambino, che cosa intendeva quando prese i bambini piccoli e disse: «Il regno dei cieli è di chi è come loro» (Matteo 19:13-15; Marco 10:13-16; Luca 18:15-17)? Se, come dicono i nostri amici battisti, Gesù stava semplicemente parlando di una fede come quella di un bambino, avrebbe potuto usare (e probabilmente avrebbe usato) un adulto con una fede come quella di un bambino per illustrare ciò che stava dicendo, ma così non è stato. Sulla base del modello battista, com’è possibile considerare i bambini facenti parte del regno dei cieli (la rappresentazione visibile del quale è la chiesa)?
I figli di almeno un genitore credente sono considerati «santi», ossia consacrati a Dio (1 Corinzi 7:14). Com’è possibile considerarli tali sulla base del modello battista? Dire che questo significa che i figli di almeno un genitore credente sono legittimi non è che un sotterfugio: Paolo non avrebbe usato un termine relativo alla santità pattizia se questo fosse stato ciò che voleva dire (senza contare il fatto che i figli sono legittimi quando nascono nel contesto dell’unione matrimoniale).
Sulla base del modello battista, com’è possibile che i figli siano inclusi tra i «santi» in Efesini 6:1-3 e Colossesi 3:20 (cfr. Efesini 1:1 e Colossesi 1:2)? Paolo dà istruzioni specifiche a mariti, mogli, figli e servitori perché questi erano i componenti fondamentali di una famiglia nel primo secolo. In che modo i nostri amici battisti possono comandare ai figli dei loro adulti credenti di «ubbidire nel Signore ai vostri genitori» (Efesini 6:1)? «Nel Signore» non significa che i figli dovrebbero soltanto obbedire a genitori “cristiani”, ma indica piuttosto che i figli dovrebbero obbedire ai loro genitori nel contesto della loro unione pattizia a Gesù Cristo, che è significata e suggellata nel battesimo. Sulla base del modello “oikobattista”, tutto questo ha senso, mentre le consuete risposte battiste sono, nel migliore dei casi, poco convincenti.
- I nostri amici battisti sono in grado di additare una chiesa che è composta soltanto da persone rigenerate? Questo è il tallone d’Achille di ogni posizione battista. Nella nuova creazione, quando il nuovo patto sarà stato consumato, la chiesa sarà composta soltanto dagli eletti, ma fino ad allora anche le migliori chiese battiste e qualsiasi altra chiesa cristiana sarà composta sia da persone rigenerate sia da persone non rigenerate. Di conseguenza, nelle Scritture vi sono dei severi avvertimenti indirizzati alle persone all’interno della chiesa (ad esempio Ebrei 6:4-6; 10:26-36); vi sono degli ammonimenti a esaminare noi stessi, per vedere se siamo nella fede (2 Corinzi 13:5); Paolo ha dei dubbi riguardo a coloro che in Galazia avevano professato la fede ed erano stati battezzati, ma stavano ricadendo nel legalismo (Galati 4:19-20); Simone lo stregone aveva creduto (esteriormente) ed era stato battezzato (Atti 8:13), eppure non era mai stato rigenerato (si veda Atti 8:21-23); c’era chi lasciava la chiesa perché non era mai stato veramente parte di essa (1 Giovanni 2:19); e delle intere chiese erano minacciate con i giudizi di Cristo perché avevano abbandonato il loro primo amore, ceduto all’immoralità sessuale e alla falsa dottrina, erano diventate tiepide e pur avendo la reputazione di essere vive erano in realtà morte (Apocalisse 2-3). Queste sono delle realtà del nuovo patto, e non si direbbero essere le realtà di una chiesa completamente rigenerata!
- Quale sarebbe esattamente una teologia battista dei bambini, e come quadrerebbe con i passaggi specifici del Nuovo Testamento che trattano dei bambini? Sulla base di una prospettiva “oikobattista”, siamo in grado di sviluppare una visione coerente dei bambini e della chiesa che rende giustizia a tutto il materiale vetero- e neo-testamentario. È l’incapacità dei nostri amici battisti (inclusi quelli riformati) di articolare una teologia di questo tipo a spingere molti battisti che hanno avuto un assaggio della teologia del patto ad abbandonare la posizione cosiddetta “credobattista” (battesimo solo dei credenti) e abbracciare quella “oikobattista”.
Un autore battista contemporaneo ha detto che la domanda fondamentale da porsi per esaminare qualsiasi teologia è se essa renda giustizia a tutte le informazioni bibliche in nostro possesso, ed è esattamente per questa ragione che affermiamo il battesimo delle famiglie intere e la teologia del patto, della chiesa e dei bambini che è alla base di questa pratica. In questo e in ogni altro dibattito teologico, vogliamo presentare la nostra posizione in modo caritatevole, sicuro e soprattutto fedele alle Scritture.
Fonte: A Better Case for “Infant Baptism”, da William Shishko, Copyright, New Horizons, Marzo 2008.
Con permesso tradotto da A.P.