James Durham
Secondo uno studio scientifico, le notizie false si propagano sei volte più rapidamente di quelle vere e hanno il 70% in più di probabilità di essere condivise sulle piattaforme social. Lo studio analizza 126.000 storie false condivise da circa tre milioni di persone più di quattro milioni e mezzo di volte. Tutti abbiamo sentito parlare delle “pseudonotizie” e dei robot che le generano online, ma sembra che non siano i robot a essere responsabili per la velocità alla quale le pseudonotizie si propagano – siamo noi a esserlo. Evidentemente vi è qualcosa nella natura umana che è attirato dalla condivisione di ciò che è falso.
La cosa dovrebbe preoccuparci parecchio. L’autore dello studio, il professor Aral, fa un’osservazione degna di nota: «Una qualche nozione di verità è fondamentale per il corretto funzionamento di pressoché ogni sfera dell’attività umana. Se permettiamo al mondo di essere consumato dalla falsità, ci stiamo attirando addosso una catastrofe». Ovviamente la tendenza del pensiero post-moderno è stata di sostenere che la verità è relativa, non assoluta, e questo va a minare l’interesse per la verità e i fatti stessi, dal momento che ogni affermazione di verità è dipinta come un esercizio di potere e privilegio.
Una prospettiva biblica ci fornisce un chiaro fondamento per distinguere la verità dalle menzogne. Lo studio lamenta gli effetti delle pseudonotizie: «Le pseudonotizie possono compromettere l’allocazione delle risorse durante un attacco terroristico o un disastro naturale, l’allineamento degli investimenti delle imprese e la trasparenza delle elezioni». Anche se tutte queste cose sono importanti, è pure una questione di rilevanza morale ed eterna. La preoccupazione per la velocità con cui viaggiano le menzogne non è ovviamente cosa nuova:
Se volete che la verità si diffonda nel mondo, dovete noleggiare un treno espresso per trainarla; ma se volete che una menzogna si diffonda nel mondo, essa volerà; è leggera come una piuma e basta un soffio a trasportarla. Come dice il vecchio proverbio: «Una menzogna fa il giro del mondo mentre la verità si sta ancora infilando gli stivali». (C. H. Spurgeon)
Questa non è una caratteristica esclusiva delle piattaforme social: abbiamo tutti la stessa tendenza a voler condividere certe notizie piuttosto che altre. A quanto pare le storie inventate sono più insolite e generano più sorpresa e disgusto, e questo è vero che noi riceviamo le notizie per passaparola, SMS o email. Queste forze motrici inducono le persone a saltare a un giudizio avventato a proposito di quello che hanno udito e che spesso vogliono condividere: Davide, ad esempio, fu troppo frettoloso nell’accettare la menzogna di Tsiba a proposito di Mefibosceth (2 Samuele 16). Vi possono essere diversi fattori “spirituali” che oscurano il nostro giudizio e ci fanno giudicare avventatamente un altro credente e le sue parole o azioni.
Vi sono molte ragioni per cui le cose stanno così: fondamentalmente il problema non riguarda tanto la bocca quanto il cuore, poiché la bocca parla dall’abbondanza del cuore (Matteo 12:34). Quello che segue è un elenco di modi in cui giudichiamo avventatamente in cuor nostro delineato da James Durham nel suo commento al nono comandamento che proibisce la falsa testimonianza, e che costituiscono alcune delle ragioni per cui le menzogne si propagano più rapidamente della verità.
1. GIUDICARE AVVENTATAMENTE PER SOSPETTO
Sospettare ingiustamente degli altri è detto «cattivi sospetti» in 1 Timoteo 6:4. Questo avviene quando le persone sono sospettate di qualche misfatto senza motivo, come il sospetto di Potifar nei confronti di Giuseppe, e diventa gelosia quando questo sospetto va a mischiarsi con il timore che qualcosa che amiamo o apprezziamo sia in pericolo: così Erode fu geloso quando nacque Cristo, come lo erano stati i re circostanti quando Gerusalemme stava venendo costruita. Vi è, certo, un giusto sospetto, come ad esempio quello di Salomone nei confronti di Adonis (1 Re 1-2); e Ghedaliah fece male a non dare credito alle informazioni di Johanan riguardo la cospirazione di Ishmael per ucciderlo (Geremia 40).
2. GIUDICARE AVVENTATAMENTE IN MODO INGIUSTO
Possiamo essere colpevoli di giudicare avventatamente e giungere a una conclusione ingiusta a proposito dello stato di qualcuno, come fecero gli amici di Giobbe; possiamo giudicare ingiustamente le azioni di qualcuno, come Eli fece con Anna accusandola di essere ubriaca perché stava muovendo le labbra; e possiamo giudicare ingiustamente gli obiettivi di qualcuno, come i corinzi fecero con Paolo quando accettò di essere pagato, accusandolo di cupidigia, salvo poi accusarlo di non amarli quando non accettò di farsi pagare da loro (Romani 14:4; 2 Corinzi 11:8ff).
3. GIUDICARE AVVENTATAMENTE IN MODO AFFRETTATO
Giudicando avventatamente pronunciamo nella nostra mente un verdetto prima del tempo sulla base di qualche prova apparente. Possiamo trarre conclusioni a proposito di quello che supponiamo sia nel cuore di una persona anche se non lo è nel loro comportamento esteriore. Questo non è che un giudizio avventato e prima del dovuto (Matteo 7:1).
4. GIUDICARE AVVENTATAMENTE SU BASI DISCUTIBILI
Vi è la possibilità di giudicare alla leggera, basando le nostre conclusioni su argomentazioni o altri mezzi che non le supportano. I barbari sospettarono Paolo di essere un assassino quando videro la vipera attaccata alla sua mano (Atti 25:4), e il re Assuero si fidò troppo avventatamente delle calunnie di Aman nei confronti degli ebrei.
5. GIUDICARE AVVENTATAMENTE PER PRESUNZIONE
Possiamo anche violare il nono comandamento in cuor nostro quando siamo costantemente sospettosi dei fallimenti del nostro prossimo, e agiamo contrariamente a Matteo 18:15 quando non siamo disposti ad accontentarci del suo ravvedimento ma basiamo il nostro giudizio su ciò che presumiamo sia probabile.
CONCLUSIONE
Dovremmo essere riconoscenti che vi sia misericordia per quei peccati del cuore che commettiamo così facilmente. Quanto abbiamo bisogno della verità e di un amore per la verità nell’intimo! Vi è grazia per questo da parte di colui che è pieno di grazia e verità. Durham osserva anche che il nono comandamento richiede che preserviamo e promuoviamo la verità: esso favorisce atteggiamenti e comportamenti onesti, semplici e leali tra le persone. Dovremmo avere un riguardo amorevole, sincero e profondo per la reputazione e il buon nome gli uni degli altri, e dovremmo compiacerci e trarre gioiosamente soddisfazione da questo come dall’avere un giusto amore e riguardo per il nostro buon nome. Questi principi freneranno quel giudizio avventato che è sempre pronto ad accettare delle false notizie a proposito di altre persone, siano esse figure pubbliche o nostre conoscenze.
James Durham (1622-1658) fu pastore a Glasgow solo per undici anni, ma ci ha lasciato un numero considerevole di scritti: oltre a essere uno degli autori della Somma della conoscenza salvifica, è noto per avere composto quella che è tuttora considerata la classica opera riformata sull’unità, le divisioni e gli scismi all’interno della chiesa, A Treatise Concerning Scandal, e un ricercatissimo commentario sul libro dell’Apocalisse.
Fonte: Why Lies Spread Faster than the Truth | Reformation Scotland