
di CARL R. TRUEMAN.
Malgrado le affermazioni di chi sostiene il contrario, il mondo cristiano non è diviso tra coloro che hanno credi e confessioni di fede e coloro che hanno solo la Bibbia. Esso è in realtà diviso tra coloro che hanno credi e confessioni di fede e li mettono per iscritto in una forma pubblica, aperta al pubblico scrutinio e correzione, e coloro che li hanno e non li mettono per iscritto. La ragione è semplice: ogni chiesa (ed invero ogni cristiano) crede che la Bibbia voglia dire qualcosa, e ciò che pensa che la Bibbia voglia dire è il suo credo e confessione di fede, che scelga di mettere le sue credenze per iscritto o meno.
Naturalmente, coloro che sostengono di non avere nessuno credo all’infuori di Cristo e nessun libro all’infuori della Bibbia stanno di solito cercando di proteggere qualcosa di importante e biblico: l’autorità suprema della Scrittura in tutte le questioni di fede e pratica cristiana. Essi giustamente temono di permettere a tradizoni o idee non bibliche di incidere sulla sostanza di quello che la chiesa crede. Tuttavia, nonostante tutte le buone intenzioni che essi possono avere, io credo che ciò che vogliono proteggere—lo status unico della Scrittura—sia in realtà meglio protetto attraverso degli espliciti documenti confessionali, connessi ad una forma di governo della chiesa pensata con cura.
Di fatto, ed in un certo senso ironicamente, sono proprio coloro i quali non esprimono la loro confessione di fede nella forma di un documento scritto a rischiare di elevare la loro tradizione al di sopra della Scrittura, così che essa non può mai essere messa a confronto con quest’ultima. Se una chiesa ha un documento che afferma che essa è dispensazionalista nella sua escatologia, allora sappiamo tutti quale posizione una tale chiesa assume relativamente alla questione degli ultimi giorni, e possiamo fare come gli abitanti di Berea, ed esaminare tale posizione alla luce della Scrittura per vedere se le cose stanno così. La chiesa che vi dice semplicemente che la sua posizione relativamente agli ultimi giorni è quella insegnata nella Bibbia sembra dirvi tutto, ma in realtà non vi sta dicendo proprio niente.
In breve, credi e confessioni di fede, connessi ad un ordinamento biblico della chiesa, sono una parte vitale del mantenimento di una sana vita di chiesa neotestamentaria. Ecco sette ragioni per cui ogni chiesa dovrebbe averne.
1. LE CONFESSIONI DI FEDE DELIMITANO IL POTERE DELLA CHIESA.
In un’epoca in cui le parole, e specialmente quelle che pretendono di affermare delle verità, sono sempre sospettate di far parte di qualche manipolativo gioco di potere, è forse controintuitivo pensare alle confessioni di fede come a qualcosa che delimita il potere della chiesa. Tuttavia basta un momento di riflessione per rendersi conto che questo è esattamente ciò che fanno. Un anziano di chiesa ha autorità soltanto riguardo a quelle materie che la confessione di fede definisce. Così, se qualcuno nella chiesa dichiara che la Trinità è un’assurdità, o commette adulterio, gli anziani hanno sia il diritto sia il dovere di intervenire. Entrambe le questioni sono trattate negli Standard di Westminster. Ma se qualcuno desidera presentarsi in chiesa indossando un vestito giallo sgargiante, o decide di diventare vegetariano, gli anziani non hanno diritto ad intervenire. Essi potrebbero avere delle riserve personali a proposito del senso di appropriatezza in materia di abbigliamento di quella persona, o domandarsi come qualcuno possa vivere senza un burger di tanto in tanto, ma non è affare della chiesa pronunciarsi in materia. Ed è proprio questo ciò che impedisce alle chiese di diventare delle sette: delle affermazioni chiare e pubbliche a proposito di dove l’autorità della chiesa inizia e termina, connesse a dei processi trasparenti di esercizio di quell’autorità.
2. LE CONFESSIONI DI FEDE OFFRONO DEI SOMMARI SINTETICI DELLA FEDE.
Se avete in casa o in tasca una copia degli Standard di Westminster, avete una maggiore incisività teologica per pagina di qualsiasi altro libro al di fuori della Bibbia. I libroni di teologia spesso sembrano enormi e proibitivi, e sono in pochi ad avere il tempo per leggerli. Tuttavia il Catechismo Minore può essere portato in una tasca, letto in pochi minuti, e memorizzato con facilità. Esso è un intero sillabo di teologia in una forma facilmente digeribile. Naturalmente, vi sono anche altri libri che fanno cose del genere. Ma ve ne sono che le facciano con altrettanta efficienza ed in una forma altrettanto digeribile? La chiesa che ha una buona confessione di fede ed un buon catechismo ha uno strumento pedagogico pronto all’uso per instillare la verità nei suoi fedeli.
La storia lo ha dimostrato in più e più occasioni. Ecco, ad esempio, una citazione di B. B. Warfield del 1909:
Qual è il “segno indelebile del Catechismo Minore”? Abbiamo i seguenti stralci di esperienza personale da parte di un generale dell’esercito degli Stati Uniti. Questi si trovava in una metropoli dell’Ovest in un momento di intensa agitazione e violenti tumulti. Le strade erano quotidianamente invase da una folla pericolosa. Un giorno egli notò un uomo il cui aspetto esibiva una singolare combinazione di calma e fermezza avvicinarsi a lui, ed il cui stesso contegno ispirava fiducia; e rimase così colpito dal suo portamento nel mezzo del putiferio circostante che quando lo ebbe superato, si voltò per lanciargli un’altra occhiata, solo per scoprire che lo sconosciuto aveva fatto lo stesso. Notando che si era voltato, lo conosciuto tornò immediatamente sui propri passi, e toccandogli il petto con l’indice, domandò senza convenevoli, “Qual è lo scopo principale dell’uomo?” Ricevuta la controparola, “Lo scopo principale dell’uomo è glorificare Dio e godere di Lui per sempre”—“Ah!” disse, “sapevo che eravate un ragazzo da Catechismo Minore dal vostro aspetto!” “Ma come, stavo pensando lo stesso di voi,” fu la risposta. (Selected Shorter Writings, vol. 1, pp. 383-384)
Ed il laconico poscritto di Warfield a questa storia è, “Vale la pena di essere un ragazzo da Catechismo Minore. Questi maturano e diventano uomini. E ciò che è ancora meglio, essi sono oltremodo portati a maturare e diventare uomini di Dio.” La ragione, naturalmente, è che si può sostenere che il Catechismo Minore sia un’eccellente e concisa esposizione dell’intero consiglio di Dio.
3. LE CONFESSIONI DI FEDE PERMETTONO DI DISTINGUERE APPROPRIATAMENTE TRA FUNZIONARI E MEMBRI DI CHIESA.
Vi è un certo dibattito, tra i cristiani riformati, riguardo alla quantità esatta di conoscenza dottrinale che dovrebbe essere necessaria per diventare membri di una chiesa. Per quanto mi riguarda, io credo che Romani 10 indichi che la soglia dovrebbe essere collocata verso l’estremità più bassa, piuttosto che quella più alta, dello spettro. Una semplice professione di fede, fintanto che è accompagnata da uno spirito umile ed aperto all’insegnamento, è sufficiente.
Anche se alcuni non concordano con la scelta di una soglia bassa, tutti dovrebbero però concordare che vi debba essere una differenza tra il grado di conoscenza richiesto ad un funzionario e ad un nuovo membro. Il punto di partenza della vita cristiana di una persona non dovrebbe esserne il capolinea. Vi deve essere una crescita nella maturità, un aspetto della quale è la crescita nella conoscenza dottrinale, ed i documenti confessionali di una chiesa offrono una tabella di marcia o un quadro ideale che dà sostanza e struttura a questa crescita. La chiesa che non ha una confessione di fede o che riduce le proprie prese di posizione dottrinali al minimo ha lo svantaggio di non essere in grado di presentare ai fedeli nessuna visione biblicamente ambiziosa di ciò che la teologia di un cristiano maturo dovrebbe essere.
4. LE CONFESSIONI DI FEDE METTONO IN EVIDENZA CIÒ CHE È IMPORTANTE.
Si potrebbe forse esprimere questo punto in termini negativi: se qualcosa non è nella confessione di fede, sarà difficile sostenere che sia particolarmente importante. Questa è una ragione per cui le confessioni di fede dovrebbero essere piuttosto elaborate. Se, per esempio, una chiesa ha un fondamento dottrinale o una confessione di fede di dieci punti, il problema che gli anziani dovranno affrontare sarà come convincere i loro fedeli che un undicesimo punto dottrinale sia davvero così importante. Se non è nella confessione di fede, allora la chiesa sta in pratica permettendo la libertà di coscienza in materia. Per esempio, se il documento non fa riferimento al battesimo ed in tal modo permette sia a pedobattisti sia a credobattisti di ricoprire incarichi all’interno della chiesa, allora la questione del battesimo è stata resa una materia praticamente indifferente. Lo stesso è vero di ogni dottrina—che si tratti della perseveranza, della santificazione, o dell’escatologia: se non è menzionata, allora la chiesa non ha una posizione ufficiale al riguardo, ed essa è relegata ad essere una materia di importanza minore.
Ancora, per tornare al punto precedente: non è detto che il neofita o il nuovo membro conoscano, nel momento in cui si uniscono alla chiesa, ciò che è importante e ciò che è indifferente. Una confessione di fede elaborata e di buona qualità fornisce alla chiesa non soltanto una grande mappa pedagogica, ma anche un’ovvia risorsa per insegnare ai fedeli ciò che è veramente importante e perché.
5. LE CONFESSIONI DI FEDE RELATIVIZZANO IL PRESENTE E CI METTONO IN RELAZIONE CON IL PASSATO.
Sappiamo tutti che il cristianesimo non è reinventato ogni domenica. Tutti noi calpestiamo un terreno che è stato preparato per noi da molti fratelli e sorelle in Cristo che ci hanno preceduti. Tuttavia spesso possiamo essere tentati di vivere come se questo non fosse vero. La cosa non è affatto sorprendente, dal momento che viviamo in un’epoca in cui le forze antistoriche della cultura in cui viviamo sono potenti ed assai diffuse. Che si tratti di una pubblicità che ci dice che il prossimo acquisto che faremo ci renderà felice, o della scienza che promette qualche grande svolta che semplificherà le nostre vite, tutto attorno a noi ci invita a guardare al futuro come a ciò che è più importante e certamente di gran lunga superiore rispetto al passato.
Al contrario, il cristianesimo è una religione radicata nella storia. Esso è stato costituito dalle azioni di Dio nella storia che hanno raggiunto il proprio culmine in Cristo, e ci arriva attraverso la fedele articolazione e preservazione del suo messaggio da parte della chiesa di Dio nel corso dei secoli. Questo è profondamente controculturale, ed una cosa che abbiamo bisogno ci venga costantemente ricordata. Ironicamente, può benissimo darsi che coloro che sostengono di non avere nessun credo all’infuori della Bibbia non stiano in realtà facendo altro che riflettere lo spirito della nostra epoca in tutto il suo trionfalismo antistorico.
In questo contesto, l’uso di credi e confessioni di fede è un mezzo deliberato per metterci in relazione con il passato, identificarci con la chiesa di epoche precedenti, ed in tal modo relativizzare la nostra importanza nel grande schema delle cose. La recitazione di antiche formule credali nel corso del culto ne è un esempio pratico. L’affermazione di standard confessionali storici, come espressivi degli impegni dottrinali dei funzionari della chiesa e del contenuto delle ambizioni pedagogiche della chiesa per i suoi membri, ne è un altro.
6. LE CONFESSIONI DI FEDE RIFLETTONO LA SOSTANZA DELLA NOSTRA ADORAZIONE.
Quando tengo le mie lezioni sulla chiesa antica, pongo sempre una grande enfasi su come la dinamica dei primi dibattiti sulla Trinità e la persona di Cristo fosse dossologica ed inestricabilmente connessa al culto cristiano. In parole povere, la parola del’ordine dell’adorazione della chiesa primitiva, “Gesù è il Signore!” e l’accostamento di Padre, Figlio, e Spirito Santo nella formula battesimale rivela un fondamento profondamente teologico. Queste cose provvedevano il contesto delle discussioni che avrebbero infine dato il loro frutto con il Credo di Nicea e la Definizione di Calcedonia. La tradizione confessionale della chiesa ha inizio con la riflessione sul significato degli atti del suo culto.
Per due millenni, l’adorazione della chiesa non è cambiata nei suoi punti fondamentali—che essa è una dichiarazione che Gesù è il Signore e che la salvezza è un atto del Dio uno e trino, Padre, Figlio, e Spirito Santo—e le nostre confessioni di fede esplicano il contenuto di questi punti.
Pertanto, non dovremmo pensare alle confessioni di fede ed alla dottrina che esse contengono come a qualcosa di antitetico ad un’adorazione vibrante. Il possesso di una confessione di fede, naturalmente, non equivale ad un’adorazione vibrante, e non ne è garanzia, più di quanto la semplice esistenza di un codice giuridico sia garanzia di una società civilizzata. Tuttavia le confessioni di fede sono indispensabili per un’adorazione vibrante e meditata; esse sono ciò che dà un senso a quello che facciamo come cristiani.
È probabile che l’importanza di questa funzione delle confessioni di fede diventi più palese negli anni a venire. Mano a mano che altre religioni entrano in collisione con il cristianesimo, e specialmente siccome alcune di queste religioni usano lo stesso tipo di vocabolario biblico che usiamo anche noi, sarà sempre più cruciale che noi capiamo non soltanto quali parole usare, ma anche che cosa quelle parole effettivamente significano. Il vostro gioviale vicino mormone potrebbe benissimo concordare con voi che Gesù è il Signore; anzi, egli potrebbe addirittura cantare alcuni degli stessi inni che anche voi cantate nel suo culto. Pertanto, avrete bisogno di sapere esattamente cosa la vostra chiesa vuole dire quando afferma che “Gesù è il Signore” o battezza nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Delle buone confessioni di fede vi permettono di farlo con maggiore facilità di qualsiasi altra cosa.
7. LE CONFESSIONI DI FEDE SVOLGONO UNA PARTE VITALE DEL PIANO DI PAOLO PER LA CHIESA DOPO LA SCOMPARSA DEGLI APOSTOLI.
Come Paolo scrisse dalla prigione al suo protetto, Timoteo, la sua mente era concentrata su come la chiesa se la sarebbe cavata una volta che lui e gli altri apostoli fossero usciti di scena. La sua risposta aveva due componenti: una struttura nella quale il governo della chiesa sarebbe stato affidato a uomini ordinari ma fedeli, ed un modello di sane parole. Entrambi erano necessari. Senza una struttura, la chiesa non avrebbe avuto delle guide; senza un modello di sane parole, essa si sarebbe allontanata dai suoi ormeggi teologici, perdendo il contatto con il suo passato e con le altre congregazioni nel presente. Un modello di sane parole, una confessione di fede, sarebbe stata cruciale per mantenere sia la continuità con gli apostoli sia l’unità tra i cristiani nel presente. E questo è ciò che i nostri documenti confessionali fanno al giorno d’oggi: essi ci uniscono a fratelli e sorelle fedeli nel passato come anche nel presente.
Lo slogan “Nessun credo all’infuori di Cristo, nessun libro all’infuori della Bibbia!” ha un tono ingannevolmente biblico e pio, ma noi non dovremmo vergognarci di essere cristiani confessionali, poiché le confessioni di fede ci permottono di mantenere certe priorità bibliche. Dovremmo essere riconoscenti per questo, anche mentre cerchiamo di mostrare a fratelli e sorelle non confessionali un modo migliore di preservare le cose che sono preziose per tutti i cristiani.
L’autore, un ministro della Orthodox Presbyterian Church, insegna storia della chiesa al Seminario Teologico di Westminster di Philadelphia.
Tradotto da A.P. con permesso.
Fonte: Why Do Christians Need Confessions, by Carl R. Trueman. New Horizons: February 2013.