
di Brad Winstead.
Ogni numero di Equip for Ministry include una lista di bambini che sono riusciti a recitare tutto il Catechismo minore o quello dei bambini. Potremmo sorridere e pensare: «Che cosa carina e curiosa, ma i nostri figli non hanno veramente tempo da dedicare a un metodo così anacronistico di imparare le verità del cristianesimo. Dopo tutto, credere che Gesù Cristo è il Salvatore e Signore dovrebbe essere tutta la dottrina di cui i nostri figli hanno bisogno». Forse questa è la ragione per cui, in una denominazione delle dimensioni della Chiesa Presbiteriana in America, troviamo una lista così breve di figli del patto che hanno dimostrato tale conoscenza. Se sommassimo tutti i bambini in ogni numero di Equip (di solito pochi e provenienti dalle stesse chiese), alla fine dell’anno meno dello 0,2% dei nostri figli del patto avrebbe ricevuto questo riconoscimento, il che è davvero poco. Perché allora ci tiriamo indietro quando si parla di catechizzare i nostri figli? A molti di noi che non sono cresciuti memorizzando il Catechismo minore o quello dei bambini, questa idea sembra arcaica e caratteristica del cattolicesimo romano; ad altri ricorda l’incubo di impappinarsi con delle domande appena imparate frettolosamente e recitare meccanicamente le risposte a un anziano dalla faccia severa. O forse è la fatica che questo comporta, con tutte quelle domande: chi ha mai abbastanza tempo?
Purtroppo, può darsi che abbiamo dimenticato il motivo per cui un tale metodo di apprendimento è così utile e necessario al giorno d’oggi. Lasciate che vi racconti la storia vera di un pastore presbiteriano che chiese a un sacerdote cattolico romano perché mai così tanti cattolici che hanno lasciato la chiesa vi facciano ritorno con il passare degli anni. La risposta del sacerdote fu immediata: «Noi catechizziamo i nostri bambini e questo diventa parte di loro. Così, quando cercano nuovamente delle risposte ai problemi della vita, si ricordano delle domande del catechismo che hanno memorizzato e tornano alla fonte di quell’insegnamento». A me piace usare la metafora che stiamo installando l’impianto elettrico della casa della mente del bambino in attesa che lo Spirito Santo accenda l’interruttore che traduce la conoscenza della mente in conoscenza del cuore.
Per coloro che hanno familiarità con l’approccio classico all’istruzione, l’idea di iniziare dalle basi come fondamento non è una novità. Il catechismo è la “grammatica” della fede, il fondamento sul quale costruiamo la nostra comprensione del cristianesimo. Nel suo ultimo libro, Transforming Children Into Spiritual Champions, George Barna cita quattro pietre angolari sulle quali il sistema di credenze cristiano dei nostri figli deve poggiare: 1. La considerazione che il bambino ha della Bibbia come una fonte credibile di informazioni e sapienza su come pensare e vivere. 2. L’effettiva conoscenza della Bibbia da parte del bambino. Tante persone dicono che la Bibbia è ispirata da Dio, ma non ne conoscono veramente i contenuti. 3. Un quadro di riferimento logico ed esaustivo che abbia senso per il bambino e gli fornisca una guida pratica. 4. Un vivo desiderio di obbedire a Dio. I nostri figli dovrebbero dimostrare di prendere sul serio i principi e gli standard di Dio.
È relativamente alla terza pietra angolare che noi presbiteriani riformati abbiamo uno strumento che gli altri non hanno, il Catechismo minore (o quello dei bambini). In quanto presbiteriani che prendono la Bibbia sul serio, possiamo essere grati per l’esistenza e l’uso da parte di numerose generazioni di un modo così sistematico di imparare le verità fondamentali della fede cristiana. I teologi di Westminster composero il Catechismo minore basato sulla Confessione di fede attorno al 1647 e in seguito Joseph Engels, un insegnante di scuola domenicale presbiteriano che visse a metà del diciannovesimo secolo, lo semplificò nel Catechismo per i bambini. Eppure molti di noi continuano a domandarsi: «Perché preoccuparsene? Ci sono tante altre cose buone che i nostri figli possono imparare».
Andiamo a prendere in considerazione la parola “catechismo”. Essa deriva da due prefissi greci, “cat” o sotto (“catacombe” deriva da questo prefisso) ed “echeo” o risuonare (“eco” deriva da questo prefisso): così “catechismo” significa “risuonare sotto” aspettandosi un’eco. L’insegnante fa una domanda e lo studente risponde. Alcuni diranno: «Beh, questo non è altro che il metodo socratico di insegnare facendo domande». Certo, ma non solo, perché le risposte hanno a che fare con la vita o la distruzione eterna. Nella Scrittura troviamo numerosi avvertimenti che quando in avvenire i nostri figli ci domanderanno che cosa significhino queste cose, dobbiamo essere pronti a rispondere (Esodo 12:26; Deuteronomio 6:20; Giosuè 4:21; Proverbi 1-4; Salmo 78:3-4). In breve, il catechismo dei bambini insegna a proposito della creazione (Chi ti ha creato? Perché Dio ha creato te e ogni cosa?), gli attributi di Dio (la sua conoscenza, potenza e trascendenza), la Bibbia, la vita eterna, i patti e le promesse della Scrittura, il male e il diavolo, la giustificazione, adozione e santificazione, Cristo come nostro profeta, sacerdote e re, la legge morale (i dieci comandamenti), la preghiera del Signore, la cena del Signore, il battesimo e la seconda venuta di Gesù Cristo. Il Catechismo minore riassume il contenuto delle sue domande e risposte con: «ciò che l’uomo deve credere riguardo a Dio, e quale dovere Dio richiede da parte dell’uomo» (CMIN 3 e 39). Il catechismo dei bambini funziona in modo sistematico, costruendo su una tematica dopo l’altra. Si attiene alle cose fondamentali, è incentrato su Dio e lo fa sotto forma di domanda e risposta. Esso è come una carta stradale. Se voglio viaggiare da Atlanta a Knoxville in auto, potrei prendere una strada indiretta e visitare tutta una serie di città prima di arrivare a Knoxville dopo qualche settimana, o potrei arrivare direttamente e rapidamente fino a Knoxville in quattro ore, seguendo una buona cartina.
Lo stesso discorso vale per il catechismo. Potremmo leggere la Bibbia da Genesi ad Apocalisse per imparare chi è Dio, e alla fine avremmo una lunga lista (naturalmente, questo potrebbe richiedere diverse settimane se non mesi); oppure potremmo trovare una sintetica risposta biblica nel Catechismo minore, domanda 4: «Dio è uno Spirito, infinito, eterno, e immutabile, nella sua essenza, sapienza, potenza, santità, giustizia, bontà, e veracità». Forse una domanda più importante è: «Perché dovremmo catechizzare i nostri figli?». In Deuteronomio 6:6-10, dopo che Dio ha dichiarato quanto i suoi comandamenti siano importanti, egli afferma che dobbiamo tenerli nel nostro cuore e “inculcarli” ai nostri figli, parlarne quando ce ne stiamo siamo seduti a casa, quando siamo per via, quando ci corichiamo e ci alziamo, legandoceli alla mano e mettendoceli sulla fronte in mezzo agli occhi come un segno e scrivendoli sugli stipiti delle nostre case; il catechismo ci dà la struttura per farlo. Eppure potremmo ancora domandarci: «Perché?». Nei versetti successivi di Deuteronomio 6, Dio ci dice che tendiamo a dimenticarcene e dobbiamo temere il Signore e non seguire altri dei. Non è interessante osservare come, se non conosciamo il vero Dio (e i suoi attributi e comandi), la nostra natura è quella di costruirci i nostri dei? Inoltre, vediamo la natura curiosa dei bambini al versetto 20: «Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: “Che significano queste istruzioni, queste leggi e queste prescrizioni che il Signore, il nostro Dio, vi ha date?”». I nostri figli ci fanno sempre molte domande, ma troppo spesso non abbiamo le risposte. Forse a questo punto sarete d’accordo che il Catechismo minore o quello dei bambini sono importanti, ma non siete sicuri come possiamo “mangiare questo elefante”. La risposta è sempre la stessa: un morso (o domanda) alla volta. Esistono molte risorse utili al riguardo: ad esempio Kid’s Quest, pubblicato da Great Commission Publications, può essere pienamente implementato con un’atmosfera da club per bambini nella vostra chiesa.
Oltre al catechismo, vi sono delle canzoni coinvolgenti e delle vivaci illustrazioni personali. Children’s Ministry International (CMI) vi farà ripercorrere ogni domanda, se lo desiderate, usando degli aiuti visivi attraverso la rappresentazione visiva su una lavagna di feltro di ogni domanda con relativo versetto della Bibbia, lezione biblica, canzoni e attività; se invece volete la versione con il Catechismo minore di Westminster, G.I. Williamson ha scritto un ottimo riassunto. Vi sono molte altre risorse che possono essere usate nel culto di famiglia: il libro sul Catechismo minore di Starr Meade vi proporrà una domanda ogni settimana; la guida al culto familiare in tre fascicoli di CMI è una guida al catechismo esaustiva con tanto di inni, preghiere e storie bibliche, che potete usare per leggere il Catechismo minore al vostro ritmo con la vostra famiglia; inoltre, CMI ha anche una serie di nove fascicoli dedicati al Catechismo minore per adolescenti per l’uso in classe. Tutte queste risorse sono disponibili attraverso la libreria per l’istruzione cristiana della Chiesa Presbiteriana in America, e sono utilizzate nelle chiesa della Chiesa Presbiteriana in America da anni. Allora, quali altre scuse avete per non catechizzare i vostri figli? Abbiamo così poco tempo per formare i nostri figli del patto. Perché non porre un fondamento permanente di verità del quale non saranno mai privi? Recentemente, una signora appartenente a una congregazione della Chiesa Presbiteriana in America sulla costa della Georgia era assai interessata a iniziare un programma di catechesi nella sua chiesa, così abbiamo organizzato un seminario e nel corso di quell’evento ho scoperto di persona il motivo per cui pensava che fosse così importante. Concluderò con la sua testimonianza della grazia di Dio nella sua vita mediante il catechismo:
«Quando ero giovane frequentavamo una chiesa presbiteriana con un attivo programma di catechesi. All’età di otto anni ero riuscita a memorizzare il catechismo minore grazie al duro lavoro di diversi insegnanti in quella chiesa. A quell’età, i miei genitori divorziarono e io andai a vivere con mia madre. Iniziammo a frequentare un tipo di chiesa dopo l’altro mentre mia madre andava in cerca della sfuggente verità di chi era Dio, dai mormoni ai testimoni di Geova, da chiese liberali a denominazioni pentecostali. Ciò che mi sostenne ogni volta erano le risposte che avevo imparato da bambina nel catechismo. Sapevo che vi era un Dio che non aveva un corpo ma era uno spirito, che esisteva in tre persone della stessa sostanza, uguali in potenza e gloria, che Dio ci aveva dato la verità completa nella sua Parola, le Sacre Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento, e così via, confutando solidamente l’errore che di volta in volta le si cercava di imporre. Quando divenni adolescente, mia madre cedette e mi permise di tornare a frequentare una chiesa presbiteriana biblica, in cui ripartii da dove mi ero fermata». Che testimonianza meravigliosa. Facciamo lo stesso con i nostri figli del patto.