
di George Knight III.
Pentecoste è il giorno in cui Gesù riversa lo Spirito di Dio sugli apostoli e sui credenti radunati a Gerusalemme. La parola greca per Pentecoste significa letteralmente “il cinquantesimo,” sarebbe a dire, il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, o, in questo caso, dopo la morte di Gesù. Dal momento che Gesù era apparso ai Suoi discepoli dopo la Sua resurrezione “per quaranta giorni” (Atti 1:3), sono soltanto trascorsi circa dieci giorni dalla Sua ascensione (il “tra non molti giorni” della Sua promessa a loro in 1:5). Luca narra l’evento in Atti 2:1-41 descrivendo anzitutto l’evento stesso e gli individui che erano presenti ad esso. Quindi egli riporta la risposta di Pietro a coloro i quali deridevano i discepoli con la sua citazione della profezia di Gioele. Questo porta alla presentazione del vangelo da parte di Pietro, alla sua dichiarazione di Gesù come “Signore e Cristo” (v. 36), ed infine alla sua offerta a loro di quel vangelo. Da tutti questi eventi possiamo trarre delle implicazioni per il giorno d’oggi.
L’evento adempie le parole di Gesù ai Suoi discepoli “di aspettare [a Gerusalemme] la promessa del Padre, che, egli disse, ‘voi avete udito da me; perché Giovanni battezzò con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo, fra non molti giorni…voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni” (1:4-5, 8). Un suono come di un vento impetuoso che soffia riempì la casa, lingue di fuoco si posarono su di loro, “e furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro di esprimersi” (2:2-4). “Giudei e proseliti, Cretesi ed Arabi” (adempiendo inizialmente il “ogni carne” di 2:17) da tutte le nazioni che si affacciano sul bacino del Mediterraneo che erano a Gerusalemme per questa festa si erano radunati per osservare questo fenomeno. Il testo dice che essi udivano i predicatori “parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue” (v. 11) — un suono, una vista, i discepoli che parlavano e gli ascoltatori che udivano senza interpretazione le grandi opere di Dio ciascuno nella propria lingua. Sebbene simile a ciò che troviamo in 1 Corinzi 14, questo si differenzia in quanto mette in mostra tutta la potenza dell’operazione dello Spirito non soltanto nel suono e nella vista ma anche nel loro essere in grado di parlare lingue che altri possono comprendere senza un interprete.
Il risultato fu che quasi tutti erano stupefatti, ma alcuni li deridevano (“sono ripieni di vin dolce,” 2:13). Pietro si levò in piedi nel mezzo degli apostoli e disse che la derisione non era una comprensione corretta perché “questo [fenomeno] è ciò che fu detto dal profeta Gioele” (2:16). Poiché in quella profezia (Gioele 2:17-18, 28-32) è scritto, “Ed avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che spanderò del mio Spirito sopra ogni carne…e profetizzeranno” (Atti 2:17-18). Pietro attesta attraverso la citazione di queste parole che il parlare dei discepoli nella potenza dello Spirito è l’inizio dell’adempimento di quella profezia. In questo caso, la parola profetizzare di Gioele è utilizzata nel suo senso più ampio nel momento in cui questo resoconto è riferito al gruppo degli apostoli “che parla delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue” per la potenza dello Spirito Santo (v. 11). Più avanti nel Nuovo Testamento, l’affermazione di Gioele (“i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno,” v. 17) include quegli uomini e donne che “profetizzano” più letteralmente dicendo ciò che Dio ha dato loro da dire mediante il Suo Spirito.
Pietro conclude il suo richiamo alla profezia di Gioele nel mezzo di Gioele 2:28 con le parole “ed avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Atti 2:21). Egli conclude la citazione con queste parole perché esse sono il punto di transizione dal quale egli proclama il messaggio di salvezza che è adempiuto in Gesù. Egli fa questo ripercorrendo la vita, la morte, e la risurrezione di Gesù e come la risurrezione di Gesù adempie le promesse del Salmo 16 (Atti 2:25-32) alla pari di come l’ascensione di Gesù adempie la promessa del Salmo 110 (Atti 2:33-35). Questa presentazione dimostra che questo Gesù è veramente “Signore e Cristo” (v. 36). L’ascensione di Gesù e l’effusione dello Spirito Santo sono la ragione per cui Pietro può affermare che questa verità dovrebbe essere saputa “con certezza” (v. 36). Si noti ancora il versetto 33: “Egli dunque, essendo stato innalzato alla destra di Dio ed avendo ricevuto dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha sparso quello che ora voi vedete ed udite.”
Pietro dice alla folla che Gesù, colui che essi hanno crocifisso, è Signore e Cristo. Compunti nel cuore, essi gli chiedono che cosa debbano fare. Pietro dice loro: “Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo” (v. 38). Pietro comprende che l’esperienza di Pentecoste significa che coloro i quali si ravvedono e credono riceveranno il perdono dei loro peccati alla pari del dono dello Spirito Santo. Il gruppo degli apostoli aveva ricevuto entrambi, ma aveva dovuto aspettare lo Spirito finché Gesù non era asceso. I credenti che giungono alla fede dopo la pienezza dell’effusione dello Spirito, come riportata da Atti in occasione della Pentecoste ed alcuni altri episodi, non sperimentano più nessun ritardo tra il perdono e la ricezione dello Spirito come coloro che giunsero alla fede in quel periodo di transizione tra il vecchio ed il nuovo patto che ebbe luogo nel primo secolo.
Questo abbinamento del dono dello Spirito Santo (o del battesimo dello Spirito Santo) con la propria conversione è qui affermato chiaramente da Pietro. (Il battesimo dello Spirito ed il dono dello Spirito sono usati interscambiabilmente in Atti 1:5; 2:38; ed anche in 1:16-17). Si noti come Pietro disputi con i Giudei a Gerusalemme riguardo alla conversione di Cornelio sulla base di questa congiunzione della conversione e del dono dello Spirito Santo: “Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo discese su di loro, come era sceso al principio su di noi. Mi ricordai allora della Parola del Signore che diceva: ‘Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo.’ Se dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che abbiamo ricevuto noi, che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io da potermi opporre a Dio?” (11:15-17).
E si noti come egli renda il dono (o battesimo) dello Spirito il risultato del credere in Gesù (“lo stesso dono che abbiamo ricevuto noi, che abbiamo creduto nel Signore Gesù Cristo”) e non dopo un’attesa. Così Pentecoste è la prima di tutte quelle volte che degli individui confidano in Gesù Cristo per il perdono dei peccati e per il dono dello Spirito Santo. Noi che viviamo in questo periodo tra Pentecoste ed il ritorno di Cristo riceviamo lo stesso dono (o battesimo) dello Spirito come i credenti a Pentecoste ma senza i doni straordinari che lo accompagnarono al tempo degli apostoli. Possiamo vedere che alcuni di questi doni erano già andati declinando tra Pentecoste ed i tempi della chiesa a Corinto.
Infine, Pietro congiunge assieme non soltanto il perdono dei peccati ed il dono dello Spirito Santo, ma congiunge anche l’opera di Gesù Cristo come l’adempimento della promessa del patto della grazia che fu anzitutto stretto con Abramo (Genesi 12:3, 17:7-8; Galati 3:7-9; 3:13-14). Si noti bene l’offerta che egli fa in Atti 2:39: “Poiché la promessa è per voi e per i vostri figli e per tutti coloro che sono lontani, per quanti il Signore Dio nostro ne chiamerà.” Qui l’offerta del patto è ripetuta nella promessa come rivolta a “voi ed i vostri figli,” proprio come lo fu per Abramo. E qui la promessa è anche estesa ulteriormente “a coloro che sono lontani,” sarebbe a dire, al credente ed ai suoi figli attraverso i quali anche le nazioni del mondo saranno benedette.
La condizione di questa promessa è vista dalla prospettiva dell’uomo nella necessità di ravvedersi e credere nel Signore Gesù Cristo e dalla prospettiva di Dio nell’essere coloro “che il Signore Dio nostro ne chiamerà.” “Circa tremila persone” risposero a questo invito glorioso e “ricevettero la sua parola [e] furono battezzati” e “furono aggiunti” alla chiesa in quel gran giorno in cui Cristo riversò lo Spirito Santo promesso sul Suo popolo (Atti 2:41).
Quello Spirito Santo rimane la potenza che ci permette di crescere in santità e la “potenza” di cui abbiamo bisogno per essere testimoni di Gesù nei confronti di tutti coloro che ci stanno attorno, “fino all’estremità della terra” (1:8). Ogni vero cristiano ha “lo Spirito di Cristo” (Romani 8:9). Tutti noi cristiani che abbiamo ricevuto il dono dello Spirito (e non vi sono cristiani che non lo siano) dovremmo continuamente dar retta all’ammonimento dell’apostolo Paolo: “Siate ripieni di Spirito” (Efesini 5:18).
Fonte:
Pentecost, Copyright 2010, da George Knight III, Ligonier Ministries.
Con permesso tradotto da A.P.