
Di John Eadie.
Prendiamo ora in considerazione il fine ultimo dell’amore e della morte del Salvatore – la santificazione della sua chiesa: «per santificarla, avendola purificata col lavacro dell’acqua per mezzo della Parola». Si tratta di un progetto degno di tale amore, e che si addice a una tale morte – per purificare e nobilitare i suoi oggetti, per lavarli dalla macchia della colpa e rivestirli delle “bellezze della santità”!
Il perdono dei peccati di cui si parla non è fine a se stesso, ma è un mezzo per raggiungere uno scopo. L’imputazione della giustizia precede e prepara per l’impartizione della santità. La semplice remissione della colpa non conferisce la purezza, né riconferisce l’innocenza originaria. Pertanto, nella salvezza di Dio, l’uomo è non soltanto giustificato, ma anche santificato: non solo riceve il perdono totale e irrevocabile di tutti i suoi peccati, ma diventa una nuova creatura. Dio salva, non soltanto per liberare il suo popolo dall’inferno, ma anche per prepararlo per il cielo, per elevarlo a quelle sante gioie che aveva perduto con la caduta – questo era il grande fine e scopo della missione e della morte del Salvatore.
La morte di Cristo non ha solo ripercussioni sul nostro stato, ma ha anche effetti ben precisi sul nostro carattere. Egli è morto per santificare la chiesa: questa santificazione, anche se è lo scopo dell’espiazione, ha infatti la sua fonte immediata nell’influenza dello Spirito di Dio. Lo Spirito rigenera il cuore e opera un cambiamento radicale dalla morte alla vita. Non solo egli dà inizio a questo cambiamento, ma lo sostiene in quanto “dimora” in noi. Ciò che inizia, egli alimenta e perfeziona: la vita che imparte, egli accudisce e alimenta finché non arriva alla maturità.
Il perdono della colpa è un atto al di fuori di noi, o una sentenza di rilascio immediatamente e completamente effettiva nel momento stesso in cui è pronunciata; ma la santificazione è un’opera dentro di noi che è progressiva nella sua natura e che, a causa della nostra recalcitranza, è spesso ostacolata. Oh! Quanti sospiri e quante lotte vi sono quando il cuore viene rapito da motivazioni inferiori e la legge nelle membra lotta contro la legge della mente, minacciando di farla prigioniera.
Dal momento misterioso della rigenerazione, quando lo spirito nasce di nuovo, o dal momento più palpabile in cui questa vita nascosta rivela la sua potenza nella conversione e fino alla morte, l’opera della santificazione continua a progredire, spesso in maniera assai irregolare, con lacrime e preghiere, lotte e vittorie.
Il perdono dell’iniquità è una benedizione che proviene direttamente e immediatamente dalla croce ma la purificazione della nostra natura, anche se ha lo Spirito come suo agente, è però effettuata tramite vari strumenti. Così il nostro testo recita: «Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei» affinché, avendola purificata, la santifichi «con il lavacro dell’acqua per mezzo della Parola». Questi termini sono ricchi di significato. L’allusione è ad una cerimonia nuziale e forse ai consueti lavacri che la precedevano. Dal momento che la sposa è la chiesa, vi può essere un riferimento all’acqua del battesimo, ma soltanto come simbolo e pegno dell’influenza dello Spirito; e interpretiamo l’espressione «per mezzo della Parola» come un riferimento alle Scritture, la Parola o Parola di Dio. Il significato sembra allora essere che, in conseguenza dell’amore e della morte espiatoria di Cristo, gli uomini sono ora santificati dallo Spirito, che agisce generalmente per mezzo della Parola.
E quella Parola ha un potere santificante. «Come può un giovane rendere la sua via pura? Custodendola con la tua Parola». «Santificali nella tua verità, la tua Parola è verità».
Quante volte la Parola agita la coscienza e, turbandola con una convinzione solenne e profonda, la spinge a cercare rifugio nella croce! Essa «penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla» e sconvolge l’anima come se fosse caduta in preda alle pene dell’inferno, affinché sia condotta al rifugio del Vangelo. Con quale chiarezza e dolcezza ci presenta Cristo come l’unico Salvatore, tra il terrore dei suoi avvertimenti tonanti e la sincerità dei suoi inviti!
Ma per il credente è anche la regola del dovere, la sua “regola di vita”. Essa gli mostra i suoi difetti e lo sprona a perseverare, lo avverte e lo incoraggia, e lo preserva dall’ingannarsi, poiché gli mostra la spiritualità della legge e l’immacolata purezza dell’esempio di Cristo così che, pur lamentando la propria debolezza, egli guarda alla Parola di Dio per farsi coraggio, e più attinge allo spirito della Bibbia, e poi ne sente le leggi impresse sul proprio cuore, più cresce nella santità e realizza il suo nobile destino di «glorificare Dio e godere di lui in eterno».
Se il raggiungimento della santità è paragonato …
– alla vita, la Parola è il cibo;
– se a una corsa, essa è «una luce al piede»;
– se a una battaglia, è la «spada dello Spirito» per mezzo della quale i nostri nemici sono divisi e dispersi.
Ma la Bibbia non è che una lettera morta senza lo Spirito: egli ha il compito speciale di conferirle la sua affilatezza e incisività. Non che egli imparta nuove verità, poiché una simile idea sarebbe una calunnia nei confronti della perfezione della rivelazione che ci è stata data; ma egli illumina la mente e ammorbidisce il cuore in modo da renderli sensibili all’impressione della Parola. Ah! In quanti leggono la Scrittura e, una volta richiuso il sacro volume, non conservano una singola idea nella loro mente, non un singolo fatto nella loro memoria e non una singola impressione nel loro cuore! Lo Spirito che ha dato la Bibbia non è stato implorato, e lo studio del suo libro non è stato imbevuto della sua influenza vivificante!
Ma quando imprime le sue verità sulla mente e la coscienza, e deposita le sue dichiarazioni nei recessi interiori dell’anima, allora dimostra tutta la sua potenza:
- risvegliando i pigri,
- avvertendo i ribelli,
- controllando gli impetuosi,
- guidando gli incauti,
- ridimensionando i presuntuosi,
- incoraggiando gli scoraggiati
- e rivitalizzando i deboli!
In breve, quando lo Spirito accompagna la Parola, allora si realizza l’esperienza del salmista:
«La legge dell’Eterno è perfetta, essa ristora l’anima; la testimonianza dell’Eterno è verace e rende savio il semplice. I precetti dell’Eterno sono giusti e rallegrano il cuore, il comandamento dell’Eterno è puro e illumina gli occhi. Il timore dell’Eterno è puro, rimane in eterno; i giudizi dell’Eterno sono verità, tutti quanti sono giusti;
essi sono piú desiderabili dell’oro, sí, piú di molto oro finissimo; sono piú dolci del miele, di quello che stilla dai favi. Anche il tuo servo è da essi istruito vi è grande ricompensa ad osservarli» (Salmi 19:7-11).
E ora l’amore di Cristo non si mostra in tutta la sua gloria nel formare un tale proposito e realizzare un tale risultato? Non era un attaccamento indolente o un’esplosione di sentimentalismo, ma un affetto possente e trionfante che non poteva ridursi al semplice compianto della condizione caduta dell’uomo, poiché si è abbassato al suo livello e lo ha elevato alla somiglianza e al godimento di sé!
Così, benché lo Spirito sia l’agente e la Parola il mezzo della santificazione, il processo è qui attribuito a Cristo, poiché è in conseguenza della sua opera che lo Spirito è stato dato: egli discese soltanto dopo che Gesù «era stato glorificato». Inoltre, tutta l’opera dello Spirito ha una stretta e perpetua connessione con Cristo. «Egli prenderà del mio» dice il Redentore «e ve lo annunzierà». Tutta l’attività dello Spirito riguarda Cristo.
Quando egli illumina, lo fa con la verità di Cristo;
Quando santifica, lo fa con il sangue di Cristo;
Quando consola, lo fa con le promesse di Cristo;
Quando sigilla, lo fa con l’immagine di Cristo.
Anzi, l’espiazione ha un’altra e vitale connessione con la nostra santificazione, poiché non ha soltanto ottenuto l’influenza dello Spirito, ma fornisce anche la più formidabile delle motivazioni. Quell’amore che opera su di noi con tale potenza scaturisce dalla fede nell’espiazione, poiché colui che riceve l’espiazione non può che amare colui che l’ha fatta, e colui che trae tale beneficio dalla sua morte si dà a colui che è morto. Quella legge che l’uomo aveva infranto lo terrorizzava con la sua punizione, e siccome egli la odiava e non voleva obbedirla, serviva soltanto a rivelare e peggiorare la corruzione che era in lui; ma inflitta la punizione e soddisfatta la legge nella morte di Cristo, essa non crea più allarme poiché, vista ora come la mente e la volontà di Cristo, suscita l’amore e la fedeltà del cuore credente!
Inoltre, l’esempio di Gesù deriva il suo peculiare potere di assimilazione non soltanto dalla sua purezza e amabilità, ma soprattutto dal fatto che è l’esempio di colui che «ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei» per cui ogni membro di quella chiesa è istintivamente portato a osservare, ammirare e imitare l’esempio di Cristo. Così Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, e così la santifica «col lavacro dell’acqua per mezzo della Parola».
Il risultato e fine ultimo.
Con quale diletto e soddisfazione contempleremo ora lo scopo ultimo della morte di Cristo, «per far comparire la chiesa davanti a sé gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile»! Che nobile destino! Un risanamento e una felicità perfetti.
L’immagine delle nozze continua a essere impiegata e l’allusione è alla presentazione della sposa al marito. Tale presentazione non ha luogo finché egli non può guardarla con gioia. Ma è una promessa di perfezione spirituale: l’amore di Cristo non sarebbe contento senza di essa e la sua morte, in congiunzione con il suo eterno proposito, l’ha realizzata efficacemente. Poiché, come il suo amore non era una cometa che attraversa il cielo e dà all’umanità caduta una speranza momentanea con il suo bagliore improvviso, ma era come il sole primaverile, il cui splendore non solo riempie il cielo, ma dà vita e crescita a ciò che era rimasto dormiente tra le gelate e le nevi dell’inverno, così la sua morte non era un forse o un esperimento, ma i suoi risultati erano stati previsti e assicurati nei concili dell’eternità. Ovunque vi sia l’inizio di questa santificazione, vi è anche la certezza di questo suo completamento finale: «colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesú».
Inoltre, tutto ciò che è santo di natura tende al cielo, e gli elementi di questa progressiva santificazione hanno un desiderio istintivo di ascendere a quel seno divino che è la loro origine e dimora.
La grazia è la gloria iniziata e la gloria è la grazia consumata.
La grazia è il germoglio e la gloria il frutto.
La grazia è l’infanzia e la gloria la maggiore età.
Ma vi è un necessario sviluppo e la chiesa santificata diventa a tempo debito una chiesa «gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile».
Ciò che oggi è parziale sarà allora completo.
Le ombre che ci attorniano saranno allora fugate;
le infermità che ci affliggono saranno scomparse;
il peccato che è in noi sarà estirpato;
le influenze che ci spaventano saranno rimosse;
e verrà infine il “pieno giorno”, la cui luce non conosce mutamento né eclisse.
Senza macchia o ruga – oh! Non sarà una chiesa gloriosa? Al momento ha delle imperfezioni scure e sgradevoli, ma un giorno sarà gloriosa nonostante le sue molte imperfezioni presenti. Lo Spirito e la Parola la stanno ancora santificando; e quando il suo viso luminoso sarà senza macchia, sarà giunto il tempo stabilito. L’apostolo parla della chiesa intesa come un tutto organico e la presentazione è rimandata a quell’ultimo e felice periodo, in cui la chiesa sarà perfetta nei suoi numeri come lo è nel suo carattere. Anche se in molti sono già stati accolti in cielo, il tempo stabilito non verrà finché tutti coloro che devono far parte della chiesa non saranno stati redenti e resi perfetti.
E finalmente, quando le miriadi di miriadi saranno state raccolte e la loro beata società sarà completa, indipendentemente da quando hanno vissuto o come sono stati convertiti, quale fosse la loro condizione precedente o la fase di progresso spirituale che avevano raggiunto prima di lasciare questo mondo, il Salvatore, ergendosi sul suo alto trono ed esaminando con uno sguardo ogni pensiero ed emozione segreta, non vedrà nulla che lo offenda! La chiesa apparirà allo sguardo di colui i cui occhi sono come «fiamma di fuoco», «senza macchia o ruga o alcunché di simile!».
E così, avendola amata nella sua impurità al punto da dare se stesso per lei, quanto profondo e ardente sarà ora il suo amore, vendendola nella sua perfezione, il pieno successo della sua opera e del suo sacrificio redentore! L’unione è finalmente consumata tra scroscianti alleluia di grato trionfo, un’unione che non sarà mai interrotta dall’ombra di un sospetto, ma che diventerà sempre più gioiosa e fertile nei frutti di una continua e reciproca soddisfazione e gloria!
Chi se non Dio avrebbe potuto concepire un tale destino? Chi se non Dio avrebbe potuto realizzarlo? Pensare di unirsi alle proprie creature, e creature di questo tipo – oh, l’idea stessa rivela la sua origine! L’amore che, per prepararle per una tale unione, ho sopportato i tormenti del Calvario non poteva avere origine che da colui che è amore. Possa la chiesa, nel contemplare questo nobile e felice destino, entrare nel suo spirito e cercare nel contempo di realizzarlo.
Membri della chiesa di Cristo, riflettete sulla vostra posizione d’un tempo e sulla sua colpa e impotenza. Quanto triste e ripugnante era il vostro stato! Il paradiso vi aveva cacciato e il cielo non vi poteva riammettere; e tuttavia, quando eravate così dissimili da lui, egli vi ha amati e oh, come vi ha amati! A quale prezzo siete stati liberati! Sapete infatti che «non con cose corruttibili, come argento od oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come di Agnello senza difetto e senza macchia»!
Se vi ha amati ed è morto per voi per santificarvi e rendervi perfetti, e unirvi a sé in eterno, non sentirete di appartenergli? I lacci del suo amore non vi legheranno a lui come coloro che sono suoi? Voi siete suoi perché vi ha acquistati, pagando un prezzo incalcolabile per voi! Siete suoi perché la sua autorità vi governa e la sua legge vi guida. Anzi, siete suoi perché il suo Spirito, come suo rappresentante e nel suo nome, si è impossessato di voi! Non siete dunque veramente suoi? Non vivrete e vi comporterete alla luce di questa sacra consapevolezza, e vi eleverete al di sopra di ogni forma di tentazione e peccato?
Non lasciatevi scoraggiare dal male presente, poiché ognuno di voi può dire di avere il suo amore e finché godete di quell’amore, perché mai qualcosa dovrebbe turbarvi? Forse che non vi consolerà e ripagherà? Se avete il suo amore, avete tutto. Oh, allora, abbiate sempre caro questo tesoro segreto, e sentiate dentro di voi: io possiedo il suo amore!
E ora ditemi, potete immaginare uno scopo più nobile per il suo amore di questo – di santificarvi, di restituirvi la santità che avevate perduto e la felicità che avevate abbandonato? Non entrerete immediatamente e completamente nel suo spirito? O oserete frustrare lo scopo della sua morte continuando a peccare?
Con la sua gloria come vostro obiettivo,
con la sua legge come vostra guida;
con il suo amore come vostra motivazione,
e il suo Spirito come vostra forza
– oh, non desidererete ardentemente di «odiare ogni sentiero di falsità» e «camminare anche voi come camminò lui»?
E quale incentivo a commemorare la sua morte come il frutto del suo amore e a pregare per una sempre maggiore esperienza della sua potenza purificatrice e nobilitante! Possa l’amore di Cristo “costringervi” in tal modo. Coltivatene il pensiero, fate tesoro del suo scopo immediato e anelate al suo risultato finale. Quell’amore che ha tanto sofferto per voi non sarà soddisfatto finché non vi avrà presso di sé, e presto i suoi appelli vi diranno: «Venite quassù!».
Allora, con tutti i santi e così vicini a lui, destinati a non essere mai più separati, la sua gloria riempirà e rapirà la vostra visione, poiché il suo amore avrà realizzato il suo fine nelle vostre nature felici e rese perfette.
«Degno è l’Agnello, che è stato ucciso, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la benedizione». Si, degno di eterna lode e omaggio! Questo è il cantico incessante della chiesa esaltata e la risposta di tutti i suoi membri ancora in cammino verso la gloria. Alleluia! Amen.
Fonte: The Ultimate Purpose of Christ’s Love and Death, di John Eadie, Estratto da un sermone predicato in 1865. Grace Gems.
Tradotto da A.P.