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L’armatura di Dio

di Risorse Riformate

L'armatura completa di Dio - Efesini 6:10-18

  

Di S.M. Baugh.  

L’esortazione di Paolo a rivestirci dell’armatura di Dio in Efesini 6:10-18 è uno dei passaggi preferiti di molti cristiani. È vivido ed entusiasmante; ha il tono di un’esaltante chiamata alle armi, e infiamma il cuore del cristiano con un linguaggio che irradia forza e coraggio per la guerra che affrontiamo «nel giorno malvagio» (v. 13). La sua posizione alla fine di Efesini fa di questo passaggio una ripresa degli insegnamenti precedenti di Paolo nell’epistola e un’esortazione finale prima di passare a una breve conclusione. L’esortazione è alquanto semplice: «State saldi» e «pregate». Ma questo amato passaggio ha alcune caratteristiche di rilievo che emergono con una lettura più attenta, che esamineremo brevemente di seguito.   

La prima caratteristica di rilievo di Efesini 6:10-18 è un termine insolito che Paolo usa per il conflitto armato. Al versetto 12, Paolo fa riferimento a questo conflitto come al «nostro combattimento»: nel greco, la parola è un sostantivo che fa riferimento a un incontro di lotta libera. Questi incontri erano comuni nell’antica Efeso e altrove come anche in eventi sportivi locali, regionali e internazionali come le Olimpiadi. Non diversamente da quanto accade al giorno d’oggi, gli incontri di lotta libera nel mondo antico non erano condotti in armatura o con «dardi infuocati» (v. 16) e spade (v. 17).   

La domanda intrigante è perché Paolo faccia riferimento al nostro “combattimento” come a un incontro di lotta libera piuttosto che a una “guerra”, “scontro”, “battaglia” o “conflitto” – tutti termini più appropriati per una competizione in armatura. Vi sono diverse ragioni per questa scelta.  

La ragione più importante per cui Paolo dice che siamo impegnati in un incontro di lotta libera è la sua ripetuta esortazione a «rimanere ritti e saldi» (vv. 11, 13-14) e «resistere» (v. 13). Questa non è esattamente una serie completa di ordini per un soldato in assetto da combattimento, il cui compito consisterebbe nell’avanzare contro un nemico piuttosto che aspettare passivamente di essere circondato, attaccato da tutti i lati e messo in fuga: «Preparate lo scudo piccolo e grande e avvicinatevi alla battaglia» (Geremia 46:3). Ma il combattimento del cristiano è più simile a un incontro di lotta libera, anche se siamo rivestiti dell’«armatura di Dio» (Efesini 6:11).   

È vero che nel mondo antico le battaglie tra soldati pesantemente armati e corazzati spesso si trasformavano in intensi scontri corpo a corpo e il soldato che avesse perso l’equilibrio sarebbe stato inevitabilmente ucciso, per cui era necessario che “rimanesse saldo” e “resistesse”. Forse questo spiega l’enfasi di Paolo sul nostro rimanere ritti, che accentua attraverso la ripetizione ai versetti 13-14: «…restare ritti in piedi…State dunque saldi». Il risultato è che vediamo che Paolo non ci sta dando un pacato consiglio durante un piacevole ritiro: no, l’apostolo ci sta avvisando ed esortando con urgenza sul campo di battaglia a fronte di un furioso attacco «nel giorno malvagio» (v. 13). Calmi…calmi…state saldi! Resistete! «Rivestitevi dell’intera armatura di Dio per poter rimanere ritti e saldi» (v. 11); «Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, siate forti. Tutte le cose che fate, fatele con amore» (1 Corinzi 16:13-14).   

Paolo non fornisce un elenco completo dell’equipaggiamento di un soldato dei suoi giorni. Gli elementi principali dell’armatura in questo passaggio sono difensivi: corazza, scudo ed elmo (con l’eccezione della «spada dello Spirito, che è la Parola di Dio»). Forse questo è più in sintonia con quello che Paolo sta dicendo a proposito del fatto che la chiesa deve restare salda come dei lottatori corazzati.  

La spada dello Spirito Santo - La Parola di Dio

Infine, gli incontri di lotta libera erano e sono spesso vinti non soltanto attraverso la forza bruta, ma anche tramite finte e trucchetti per far perdere l’equilibrio al proprio avversario. Così l’avvertimento di Paolo qui è che il nostro scontro a ranghi serrati è contro le «insidie del diavolo» (Efesini 6:11), i cui lacchè impiegano «la frode degli uomini, per la loro astuzia, mediante gli inganni dell’errore» (4:14). Questi attacchi hanno luogo soprattutto attraverso insegnamenti maligni che hanno lo scopo di far perdere l’equilibrio al popolo di Cristo e farlo prigioniero (ad es. Romani 16:18; Galati 2:4; Efesini 5:6; Colossesi 2:8; 1 Timoteo 6:3-5; Giuda 4; 1 Giovanni 2:26). È per questa ragione che dobbiamo stare saldi contro un assalto di dardi infuocati del maligno lanciato dai «dominatori del mondo di tenebre di questa età…gli spiriti malvagi nei luoghi celesti» (Efesini 6:12).   

Un’importante caratteristica di fondo del nostro passaggio è il suo richiamo all’immagine del Signore come guerriero divino. I paralleli tra Isaia e l’equipaggiamento militare di Efesini 6:14-17 in particolare sono evidenti; tuttavia, dobbiamo sottolineare il fatto che l’armatura in Isaia è quella del Signore, di cui egli si riveste per sconfiggere i suoi nemici per amore del suo popolo inerme:   

Egli ha visto che non c’era più nessuno e si è stupito che nessuno intercedesse; allora il suo braccio gli è venuto in aiuto e la sua giustizia lo ha sostenuto, si è rivestito di giustizia come di una corazza e si è posto in capo l’elmo della salvezza. (59:16-17)  

Era l’Onnipotente che «ha squarciato i cieli ed è sceso» (64:1), e ora che questo Re messianico ha definitivamente vinto la nostra salvezza (Efesini 1:20-22; 3:7, 16, 20; 4:8; si veda Giovanni 16:33), il suo popolo è equipaggiato con la sua armatura per difendersi in questa età.   

A questo punto insorge una domanda importante che è discussa periodicamente: cosa costituisce l’armatura del cristiano?
Si tratta della pietà o della virtù personale (Efesini 6:14), della prontezza a condividere il Vangelo (v. 15) o qualche altra caratteristica del credente? O l’armatura sono gli aspetti oggettivi della vittoria di Cristo nell’armatura divina di cui egli stesso si era rivestito per realizzare la salvezza del suo popolo? Ad esempio, «la corazza della giustizia» al versetto 14 è la giustizia di Cristo che ci è imputata nella giustificazione?   

La risposta è una combinazione della perfezione di Cristo che ci riveste come un dono divino per grazia attraverso la sola fede (si veda soprattutto 2:8-9) e la risultante integrità della chiesa; ma è essenziale leggere questo e molti altri passaggi come rivolti ai cristiani non individualmente ma come membri di una comunità, proprio come il singolo soldato deve far parte di un esercito per stare saldo contro una moltitudine di nemici. La nostra integrità è corporata alla pari che individuale, poiché ci aiutiamo gli uni gli altri a stare saldi nella fede (si veda Ebrei 12:15).   

Queste esortazioni sono rivolte alla chiesa nel suo complesso a stare salda nella panoplia che Dio fornisce in Cristo. I singoli individui ne sono partecipi ma non sono isolati e lasciati a se stessi: i membri del popolo unito di Cristo sono rivestiti di Cristo, nel quale risiede tutta la verità (Efesini 4:21), e resistono rivestiti della verità (6:14) e si dicono la verità gli uni gli altri (4:25) maturando insieme alla statura di Cristo prodotta dalla Parola di Dio e il suo insegnamento (vv. 7-16; 6:17).   

La forza che sostiene la chiesa nel suo combattimento scaturisce dalla supremazia di Cristo su ogni reame e potestà rivale che si nomina non solo in questa età, ma anche in quella futura (ad es. Efesini 1:15-23; 4:10); per questo i cristiani devono «fortificarsi nel Signore e nella forza della sua potenza» (6:10; si veda 3:7, 16, 20) e sono chiamati a «fortificarsi con ogni forza, secondo la sua gloriosa potenza, per ogni perseveranza e pazienza, con gioia» (Colossesi 1:11).   

Sentirsi comandare di rivestirsi dell’armatura del Signore può suonare come Davide che cerca di rivestirsi dell’armatura di Golia (1 Samuele 17:5-6): l’armatura è enorme e noi siamo così piccoli – ma vi sono due cose che ci aiutano.   

In primo luogo, rivestirsi dell’armatura di Dio indossata da Cristo stesso equivale a rivestirsi di Cristo, cosa che abbiamo già fatto quando siamo stati battezzati «in lui» (Romani 6:3; Galati 3:27). Questo equivale a comandarci di guardare con fede a Cristo per ogni cosa. Si osservino i parallelismi in questo passaggio:   

La notte è avanzata e il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Camminiamo onestamente, come di giorno, non in gozzoviglie ed ebbrezze, non in immoralità e sensualità, non in contese ed invidie. Ma siate rivestiti del Signor Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne le sue concupiscenze. (Romani 13:12-14)  

La nostra fede in Cristo permea ogni aspetto delle nostre vite quotidiane così che possiamo stare saldi in un ordine di battaglia santo e saldamente santificato.  

In secondo luogo, l’esortazione di Paolo è riassunta in Efesini 6:18-20, dove ci dice di pregare «nello Spirito» (v. 18). Questo è il modo in cui brandiamo la «spada dello Spirito»: la preghiera. Siamo agli ordini del Principe della pace (Isaia 9:6; Efesini 2:14-17) e le nostre uniche armi offensive per la conquista del mondo sono la preghiera e la «Parola di Dio» (v. 17), che è incentrata sul lieto annuncio della pace (vv. 15, 19-20) e dell’amore di Dio. Come una piccola arma fantascientifica che può distruggere un pianeta, la proclamazione del Vangelo impregnata di preghiera ha una potenza enorme: «Perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze» (2 Corinzi 10:4).  

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su Tabletalk, la rivista di studi biblici di Ligonier Ministries. Scopri di più su TabletalkMagazine.com o provalo gratuitamente per tre mesi oggi su TryTabletalk.com.

Tradotto da A.P.

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