
Di Costi W. Hinn.
Non sorprendiamoci: il mondo è un luogo buio e gli attacchi al cristianesimo da parte della nostra cultura non scarseggiano, come dimostra una rapida occhiata alla bacheca delle vostre piattaforme social o uno spezzone di un quarto d’ora del notiziario serale. Anche se alcuni potrebbero lamentarsi che la situazione non è mai stata peggiore, dobbiamo ammettere che da qualche parte nel mondo le cose sono sempre state così. Gesù la mise in questi termini nel preparare i suoi discepoli alla sua dipartita: «Nel mondo avrete tribolazione» (Giovanni 16:33).
In quanto cristiani, è più che probabile che la nostra fede in Cristo ci attirerà attacchi, calunnie, discriminazione sul posto di lavoro e la perdita di amici e opportunità. Nel mezzo di un trattamento del genere, possiamo essere tentati di combattere il fuoco con il fuoco – ma se vedessimo dei tempi come questi come una grande opportunità di testimonianza? E se la nostra testimonianza più formidabile risiedesse nell’uso di armi belliche completamente differenti da quelle della cultura? In quanto cristiani, siamo la luce del mondo e una città posta sopra un monte (Matteo 5:14) – ma come può la luce essere luce quando ha lo stesso aspetto delle tenebre?
L’apostolo Paolo non era estraneo alle tribolazioni e all’interazione con persone difficili, eppure continuava a incoraggiare la chiesa a mantenere la sua testimonianza nel mezzo di una cultura malvagia: «Procedete con sapienza verso quelli di fuori riscattando il tempo. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come vi conviene rispondere a ciascuno» (Colossesi 4:5-6). Queste parole furono scritte dallo stesso Paolo che era stato calunniato da falsi insegnanti e la cui integrità era stata messa in discussione a Corinto (2 Corinzi 10-11); eppure Paolo continuava a impegnarsi per proteggere la sua testimonianza proclamando la verità e camminando con integrità. Il suo cuore era aperto alla chiesa (6:11) ed egli esemplificava le proprie parole di «non avere alcun debito con nessuno» se non di amare gli altri (Romani 13:8) e di offrire la propria vita in libagione (2 Timoteo 4:6). Paolo era uno straordinario esempio di verità e integrità.
La strategia del nemico non è cambiata. Le tenebre non si fermeranno a nulla pur di tentarvi a comportarvi come il mondo in tempi come questi. Perché? Perché farlo comprometterebbe la vostra testimonianza e minerebbe la vostra efficacia come ambasciatori di Cristo (2 Corinzi 5:20-21). Cosa dobbiamo fare allora? Dobbiamo prendere lo scudo della fede e spegnere i dardi infuocati del maligno come faceva Paolo e i cristiani hanno fatto per millenni. Permettetemi di suggerirvi due domande che possono servire da filtri attraverso i quali deve passare ogni parola e azione di un credente.
1. Le mie parole e azioni riflettono il carattere di Dio?
La vostra testimonianza a Dio deve riflettere il carattere di Dio; in altre parole, manteniamo la nostra testimonianza quando prendiamo decisioni e parliamo in modi che emulano il carattere di Dio. Questo si può applicare a interazioni online, conversazioni al lavoro, transazioni d’affari o anche a come ci comportiamo nel traffico dell’ora di punta. Dobbiamo rifiutarci di compromettere la nostra integrità nel tentativo di riflettere il carattere di Dio. Non vacilliamo quando si tratta della verità, ma ci rifiutiamo di comportarci come coloro che non la conoscono; non mentiamo o inganniamo gli altri; non insultiamo coloro che ci insultano, non rispondiamo alle loro minacce e non cerchiamo di vendicarci quando subiamo un torto; ma riflettiamo il carattere di Dio in Cristo che «si rimetteva nelle mani di colui che giudica giustamente» (1 Pietro 2:23). Come possiamo mantenere la nostra testimonianza nella nostra cultura? Riflettendo il carattere di colui al quale rendiamo testimonianza.
2. Sto facendo affidamento sull’autorità della Scrittura o sui miei sentimenti e opinioni?
Se seguite i vostri sentimenti e opinioni, comprometterete la vostra verità e integrità – e in ultima analisi la vostra testimonianza. Il linguaggio della cultura è strapieno di espressioni come «beh mi sembra che…» o «penso che…» o anche «il Dio in cui credo non farebbe mai una cosa come…». La cultura è specializzata in sentimenti, opinioni, distorsioni della verità e caricature di Dio; il credente è specializzato in verità e integrità fondate sull’autorità della Scrittura. Quando Gesù fu tentato da Satana, anch’egli fece affidamento sulla Parola di Dio, citando le Scritture dell’Antico Testamento (Matteo 4:1-11). In qualità di testimoni che rappresentano il Re, non abbiamo niente di autorevole da dire eccetto quando brandiamo il potere della sua Parola. Non dobbiamo cercare di guadagnare il mondo con comportamenti mondani. Le nostre opinioni ed emozioni possono essere persuasive sul momento, ma quando facciamo affidamento sulla Parola di Dio gli effetti possono durare tutta l’eternità. E se fossimo più pronti a rimandare alla verità di Dio quando interagiamo con gli altri? In che modo fare affidamento sulla sua Parola cambierebbe il modo in cui parliamo, ci messaggiamo, lavoriamo, confutiamo le falsità e amiamo? Dobbiamo domandarci: «Quello che sto dicendo o facendo in questo momento è fondato e supportato dalla Scrittura e reca gloria a Cristo?». Fidatevi della fede al di sopra dei sentimenti; guardate alla Parola di Dio.
Quando sentiamo delle parole come “audace” o “coraggioso”, pensiamo – giustamente – a grandi riformatori come Lutero o John Knox, o forse pensiamo a dei predicatori contemporanei che si oppongono all’assalto della cultura al cristianesimo e partecipano alla guerra di idee tuttora in corso (che potrebbe certamente essere considerata una guerra spirituale, 2 Corinzi 10:5); ma possiamo fin troppo facilmente trascurare la nostra capacità di applicare la Parola di Dio alle nostre interazioni quotidiane. E se pensassimo più profondamente alle nostre credenze, responsabilità e scelte quotidiane nel vivere insieme sotto gli occhi di un mondo che osserva?
Siamo stranieri con il permesso di soggiorno e una cittadinanza eterna in cielo (1 Pietro 2:11); ricordare questa realtà divina cambia il modo in cui interagiamo sulla terra. Immaginate quale formidabile testimonianza saremmo nel momento in cui innumerevoli migliaia di cristiani prendono ogni giorno posizione nella cultura con un’immagine in mente: «Siamo una città posta sopra un monte».
Costi W. Hinn è vice-pastore per il discepolato presso la Redeemer Bible Church di Gilbert, Arizona, insegnante presso Reformanda (ReformandaMin.org), contributore a For the Gospel (FortheGospel.org), coautore di Defining Deception e autore di God, Greed, and the (Prosperity) Gospel e More than a Healer. Potete seguirlo su Twitter: @CostiWHinn.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su Tabletalk, la rivista di studi biblici di Ligonier Ministries. Scopri di più su TabletalkMagazine.com o provalo gratuitamente per tre mesi oggi su TryTabletalk.com.
Tradotto da A.P.