
Di Michael P.V. Barrett.
I dettagli e le implicazioni del patto di Dio con Abrahamo sono profondi. Al cuore di questo capitolo del patto della grazia vi sono tre promesse distinte ma interconnesse: una progenie, un paese e una benedizione universale, ciascuna delle quali trova il suo significato ultimo nel Signore Gesù Cristo. Non è sorprendente che Gesù dichiari che Abrahamo si rallegrò di vedere il suo giorno (Giovanni 8:56).
La promessa di una discendenza o progenie è il punto focale della promessa di Dio ad Abrahamo come lo era nella promessa che era stata fatta ad Adamo ed Eva e che sarebbe stata fatta più avanti a Davide: essa è il filo conduttore che attraversa tutte le promesse del patto – anche se è vero che l’identificazione di questa progenie può essere complicata perché a volte fa riferimento a più persone e a volte a una persona sola. Anzitutto, la progenie di Abrahamo era fisica.
Dio promise che Abrahamo sarebbe stato il padre di una moltitudine di nazioni (Genesi 17:5) e la sua discendenza diede origine a nazioni con Agar e Keturà, ma la progenie della promessa era Isacco, il figlio di Sarah: da Isacco nacque Giacobbe e quindi la nazione di Israele. Lo sviluppo di questa progenie fisica era fondamentale per la venuta di Cristo, poiché egli era un discendente di Abrahamo. Era da Israele che Cristo provenne «secondo la carne» (Romani 9:4-5). Vi doveva essere una progenie fisica affinché vi fosse il Cristo di Dio: Israele, la progenie fisica di Abrahamo, era il mezzo per la realizzazione del fine messianico della promessa di Dio.
In secondo luogo, la progenie era ed è spirituale. La promessa da parte di Dio di una progenie più numerosa delle stelle del cielo o della sabbia che è sul lido del mare si estende al di là dei discendenti fisici di Abrahamo. Gesù disse chiaramente che è possibile essere un discendente fisico di Abrahamo senza essere un suo discendente spirituale (Giovanni 8:39); similmente, Paolo disse che non tutti quelli che sono di Israele sono Israele (Romani 9:6-8). I veri figli di Abrahamo sono coloro che hanno fede (Galati 3:7). La nazionalità è irrilevante: appartenere a Cristo significa essere la vera discendenza di Abrahamo ed eredi della promessa (3:29).
In terzo luogo e più significativamente, la progenie ultima o ideale è Cristo stesso. Anche se la parola tradotta “discendenza” o “progenie” può fare riferimento a più persone alla pari che a un individuo, da un punto di vista grammaticale la forma è singolare. Paolo si concentra su questa grammatica quando offre la sua interpretazione ispirata e messianica della promessa ad Abrahamo: «La Scrittura non dice: “E alle discendenze” come se si trattasse di molte, ma come di una sola: “E alla tua discendenza”, cioè Cristo» (3:16). A buona ragione il Nuovo Testamento si apre identificando Gesù come il figlio di Davide e di Abrahamo (Matteo 1:1).

La promessa del paese era un altro componente fondamentale del patto con Abrahamo. Anch’essa è allo stesso tempo fisica e spirituale. Il paese faceva riferimento a un reale territorio geografico, ma trasmetteva un messaggio spirituale al di là della geografia e dei confini: esso era un simbolo o una dimostrazione pratica del godimento del riposo alla presenza di Dio e in comunione con lui. È questo senso simbolico che allude a Gesù come a colui che ci dà quel riposo spirituale e riconcilia con Dio (11:28; Colossesi 1:22).
Come vi era un “Gesù” veterotestamentario (Giosuè) per conquistare il riposo fisico nel paese (Ebrei 4), così vi è il Gesù ideale che conduce il suo popolo di ogni epoca e luogo nel riposo promesso. Anche il terreno della terra promessa alludeva alla prospettiva del riposo spirituale che è possibile soltanto attraverso la progenie ideale di Abrahamo. Il linguaggio del nostro testo, «la tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici» significa semplicemente che le difese dei nemici non sono in grado di resistere all’avanzata della progenie. Nel linguaggio del Nuovo Testamento, Cristo ha detto che edificherà la sua chiesa e nemmeno le porte dell’inferno sono in grado di resistere all’avanzata della progenie.
Il fatto che Dio benedica Abrahamo e renda la sua progenie una benedizione per il mondo intero riconduce il cuore della promessa direttamente a Cristo. L’unica cosa relativa ai discendenti di Abrahamo che può essere in alcun modo interpretata come una benedizione per il mondo intero è Gesù, la progenie ultima della promessa. Paolo fornì un’interpretazione ispirata di questa benedizione di Abrahamo quando disse che Cristo divenne maledizione venendo appeso al legno «affinché la benedizione di Abrahamo pervenisse ai gentili in Cristo Gesù» (Galati 3:13-14). Questo evidenzia un tema messianico fondamentale in tutto l’Antico Testamento: la promessa del Messia non è mai stata una promessa unicamente ebraica.
La sola cosa che la progenie fisica di Abrahamo poteva unicamente rivendicare nei confronti di Cristo era il fatto che egli venne fisicamente al mondo attraverso di loro (Romani 9:4-5). La stirpe di Abrahamo fu scelta per l’identità fisica del Messia, ma tutte le nazioni della terra traggono beneficio dal Messia. Il patto con Abrahamo restringe la nostra comprensione dell’identità della progenie promessa e allo stesso tempo conserva l’inclusività dei propositi della grazia di Dio, per «tutte le famiglie della terra» (Genesi 12:1-3).
Fonte: Abraham’s Seed, Copyright 2021, da Michael P.V. Barrett. Ligonier Ministries.
Michael P.V. Barrett è vice preside, rettore e professore di studi veterotestamentari presso il Puritan Reformed Theological Seminary di Grand Rapids, Michigan, e autore di diversi libri, tra cui Beginning with Moses: A Guide to Finding Christ in the Old Testament.