
Di Guy Prentiss Waters.
Siamo soliti pensare, correttamente, alla Riforma protestante come al recupero della dottrina biblica della giustificazione per sola fede, ma la Riforma recuperò non di meno la dottrina biblica della santificazione, riconoscendo che possiamo avere chiara la giustificazione soltanto se abbiamo chiara anche la santificazione. Nelle sue confessioni, la tradizione riformata ci ha lasciato una testimonianza particolarmente ricca a proposito della dottrina della santificazione, alla quale possiamo guardare sotto sette punti di vista.
1. La santificazione è l’opera graziosa di Dio. Essa non è l’opera indipendente di un essere umano, ma è l’opera continuativa di Dio in e attraverso un essere umano. Quest’opera ha inizio al momento della chiamata efficace e della rigenerazione, quando Dio «crea» «un nuovo cuore» e «un nuovo spirito» in una persona (Confessione di fede di Westminster 13.1): qui, all’inizio della vita cristiana, Dio pianta i «semi del ravvedimento che conduce a vita, e tutte le altre grazie salvifiche» nel cuore, grazie che sono «ravvivate, accresciute, e rafforzate» per il resto della vita di quella persona (Catechismo maggiore di Westminster 75). Per queste ragioni, la santificazione non merita mai niente da parte di Dio, ma è «l’opera della grazia gratuita di Dio» (Catechismo minore di Westminster 35).
2. La santificazione ha inizio con un cambiamento di signoria. Essa non consiste nell’apporto da parte di Dio di alcuni ritocchi estetici alla vita di una persona, ma ha piuttosto inizio con il trasferimento da parte di Dio di una persona dal regno del peccato al regno della grazia. In Adamo, siamo schiavi del peccato (CFW 9.4); morti nei falli e nei peccati, abbiamo «interamente perso ogni capacità di volere qualsiasi bene spirituale che accompagna la salvezza» (CFW 9.3) e non siamo in grado di «convertirci» o «prepararci» alla conversione (CFW 9.3), ma in Cristo siamo trasportati salvificamente, invincibilmente e irreversibilmente da parte di Dio nel regno della grazia (CFW 9.4; Catechismo di Heidelberg 43). Con gioia ed entusiasmo ci sottomettiamo interamente, anima e corpo, a Gesù Cristo, il nostro Signore (Salmo 110:3). Per queste ragioni, l’apostolo Paolo esorta continuamente i credenti a vivere in una maniera che rifletta la signoria presente di Gesù Cristo sulla totalità delle nostre vite (si veda ad esempio Romani 6:1-7:6).
3. La potenza all’opera nella santificazione è quella dello Spirito Santo, che applica l’opera di Cristo alle nostre vite. La santificazione è l’opera in modo speciale di Dio lo Spirito (2 Tessalonicesi 2:13) il cui appellativo, “Spirito Santo”, è direttamente collegato al suo impegno a renderci sempre più santi (si veda 1 Tessalonicesi 4:7-8). In particolare, lo Spirito viene a inabitare le nostre vite (CFW 13.1) e ci applica la morte e risurrezione di Cristo (CMAW 75) così che siamo in grado di mettere a morte il peccato (Romani 8:13) e «camminare in novità di vita» risorta (6:4). La santificazione, allora, ha due dimensioni inseparabili ma distinte: vi è la mortificazione – il graduale e continuo indebolimento e messa a morte del peccato – e vi è la vivificazione – il ravvivamento del credente nella grazia «per la pratica della vera santità» (CFW 13.1). Potremmo (e dovremmo) pensare alla santificazione in termini negativi (“Non fare questo o quello”), ma la santificazione è non di meno positiva (“Fa’ questo o quello”): nello spogliarci del peccato, stiamo al contempo ricercando la giustizia.
4. Lo scopo di Dio nella santificazione è il nostro rinnovamento a sua immagine in Cristo. Dio sta rinnovando ciascuno dei suo figli «nel loro intero essere a immagine di Dio» (CMAW 75). Paolo ci dice che nella santificazione stiamo venendo rinnovati a immagine di colui che ci ha creati (Colossesi 3:10; cfr. Efesini 4:24); in particolare, ogni figlio di Dio sta venendo conformato all’immagine del nostro fratello maggiore, Gesù Cristo (CH 86). La santificazione, Paolo dice ai Filippesi, è il processo di essere conformati a Cristo (3:10). «Contemplando…la gloria del Signore» nella Scrittura, «siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria» tramite la potenza dello Spirito Santo (2 Corinzi 3:18). La santificazione ci ricorda anche che Dio sta formando una famiglia di peccatori redenti, ogni membro della quale sta venendo modellato a immagine dell’amato Figlio del nostro Padre celeste ed è per questo che Paolo dice ai corinzi: «Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo» (1 Corinzi 11:1). Diventando sempre più simili a Cristo, aiutiamo i nostri fratelli e sorelle a vedere più chiaramente com’è che Dio vuole che anche loro siano.
5. Dio ci ha chiamati a partecipare alla nostra santificazione. Qui possiamo apprezzare il modo in cui la tradizione riformata ha catturato l’equilibrio dell’insegnamento della Scrittura. La santificazione è l’opera della grazia di Dio, ma questo non significa che siamo passivi in essa: al contrario, la grazia di Dio ci impegna in un’attività vigorosa. Come Paolo dice ai Filippesi: «Compite la vostra salvezza con timore e tremore, poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito» (2:12-13). Proprio perché Dio opera in noi, possiamo e dobbiamo compiere la nostra salvezza; la grazia di Dio ci insegna a vivere vite di santità (si veda Tito 2:11-12). Com’è, allora, che partecipiamo alla nostra santificazione? Possiamo rispondere a questa domanda in due modi. Anzitutto, la fede e il ravvedimento sono doni di Dio al peccatore (si veda Atti 5:31; 11:18; Efesini 2:8; Filippesi 1:29) e abbiamo la responsabilità di esercitare questi doni. Dio non crede o si ravvede per noi: per grazia di Dio, spetta a noi credere e ravvederci. In secondo luogo, Dio ha stabilito determinati mezzi tramite i quali si compiace di portare una persona alla fede (il ministero della Parola) e accrescere e rafforzare quella fede (il ministero della Parola, l’amministrazione dei sacramenti e la preghiera, CFW 14.1). Se trascuriamo questo mezzi, non dovremmo aspettarci di crescere nella santificazione, ma se ne facciamo diligentemente uso, allora possiamo aspettarci che Dio ci dia la crescita nella grazia che desideriamo e di cui abbiamo bisogno.

6. La Bibbia ci presenta un modello specifico per la santificazione del credente. Ogni credente deve dedicarsi a quelle opere buone che la Bibbia richiede da parte nostra; queste opere buone sono svolte in obbedienza alla legge morale di Dio (si veda CFW 16.1; CH 115). Le opere buone sono importanti per molte ragioni nella vita cristiana, non ultimo per servire da «frutti e prove di una fede vera e vivente» e per «fortificare la nostra certezza» (CFW 16.1; cfr. CFB 24). La nostra obbedienza a Dio è un dovere e un diletto: obbediamo alla legge di Dio non solo perché dobbiamo, ma anche perché lo vogliamo. La vita di santificazione è anche una lotta continua contro i nostri nemici: il mondo, la carne e il diavolo (CFW 13.2; si veda Romani 7:14-25; Galati 5:17). Questa battaglia avrà la sua dose di rovesci e delusioni, ma combattiamo alla luce della vittoria che Cristo ha già vinto per noi sul peccato e sulla morte (si veda 1 Giovanni 3:9; 4:4; 5:4-5) e sulla base dell’impegno di Dio a finire quello che ha iniziato, sappiamo che Dio completerà il progetto di santificazione che ha iniziato nelle nostre vite (Filippesi 1:6; cfr. CD V.13, CFW 13.3).
7. Dovremmo domandarci in quali modi la giustificazione e la santificazione differiscano tra di loro. Entrambe queste grazie appartengono al credente: non vi è un credente giustificato che non stia anche venendo santificato, ma queste grazie si distinguono l’una dall’altra in almeno quattro modi (si veda CMAW 77).
- La giustificazione è un atto della grazia di Dio, mentre la santificazione è un’opera della grazia di Dio (si confrontino CMAW 71 e 75). In altre parole, la giustificazione è una dichiarazione legale conclusa e definitiva nel tribunale di Dio in cui siamo dichiarati giusti. Dio pronuncia questo verdetto nel momento in cui una persona ripone la propria fede in Cristo. La santificazione è un’opera continuativa e progressiva di Dio nella vita di un credente.
- La giustificazione è già perfetta, mentre la santificazione è al momento imperfetta ma «in crescita verso la perfezione» (CMAW 77). Non possiamo essere più giustificati di quanto non lo siamo già, ma possiamo essere e saremo più santificati finché un giorno non saremo perfettamente santificati.
- La giustificazione riguarda la colpa del peccato, mentre la santificazione riguarda il dominio e la presenza del peccato. Nella giustificazione, Dio perdona i nostri peccati; nella santificazione, egli ci libera una volta per tutte dalla schiavitù del peccato e, gradualmente, rimuove la presenza e l’influenza del peccato dal nostro modo di pensare, dalle nostre scelte, dalle nostre priorità e dal nostro comportamento.
- Nella giustificazione, Dio «imputa la giustizia di Cristo»; nella santificazione, Dio per mezzo del suo Spirito «infonde grazia, e rende capaci dell’esercizio della medesima» (CMAW 77). Nella giustificazione, la giustizia di Cristo è imputata o messa in conto al credente nel tribunale di Dio e ricevuta attraverso la sola fede; questa giustizia imputata è l’unico fondamento della nostra giustificazione. Nella santificazione, Dio infonde grazia così che diventiamo sempre più giusti interiormente nelle nostre vite.
Le confessioni riformate hanno lo scopo di aiutare i cristiani a comprendere l’insegnamento della Bibbia chiaramente e pienamente. Il loro scopo, abbiamo visto, è quello di aiutarci a vivere a gloria e lode di Dio. La verità è sempre secondo pietà (Tito 1:1). Se abbiamo riposto la nostra fede in Gesù Cristo, siamo già perfettamente e immutabilmente giustificati; con amore, gratitudine e obbedienza nei confronti del nostro grandioso Dio uno e trino, puntiamo a niente di meno di ciò che un giorno saremo – conformati all’immagine di Gesù Cristo.
Leggi di più: La giustificazione e il giudizio
Fonte:
The Doctrine of Sanctification Confessionally Defined, Copyright 2021, da Guy Prentiss Waters. Ligonier Ministries.
Con permesso tradotto da A.P.