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Il nostro parlare sia: Sì, sì, no, no

di Risorse Riformate

integrità pastorale

Di Jonathan L. Master.  

Pressoché ogni mese sentiamo di un altro pastore o guida cristiana che è caduta pubblicamente; di solito, si finisce con lo scoprire che la guida in questione aveva condotto una doppia vita per anni prima di essere scoperta. Con ogni caduta pubblica, i commentatori si azzuffano per fornire un’analisi retrospettiva e suggerire una soluzione, ma il problema fondamentale è chiaro: scarseggia l’integrità.   

Eppure i cristiani più di tutti dovrebbero conoscere il valore dell’integrità: alle parole devono corrispondere le azioni e alla persona che siamo in pubblico deve corrispondere quella che siamo in privato. L’apostolo Giacomo si spinge a scrivere: «Ora prima di tutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo né per la terra né fate alcun altro giuramento; ma sia il vostro “sì”, “sì” e il “no”, “no”, per non cadere sotto il giudizio.» (5:12).   

Proverbi ci dice che tale integrità è assai più preziosa del denaro: «È meglio un povero che cammina nella sua integrità di uno che è perverso di labbra ed è stolto.» (19:1). E l’integrità – la corrispondenza tra parole e azioni – genera sicurezza: l’uomo che vive una doppia vita non può mai sentirsi sicuro, e nemmeno chi gli è vicino, ma di contro non c’è bisogno di temere di essere smascherati quando le vostre parole e azioni corrispondono. Proverbi 10:9 recita: «Chi cammina nell’integrità cammina sicuro, ma chi segue vie tortuose sarà scoperto».  

Dio promette anche una protezione speciale per coloro che vivono con integrità. Dio è «uno scudo per quelli che camminano rettamente» (2:7). Coloro che meglio conoscono un uomo di integrità hanno uno speciale rispetto per lui: «Il giusto cammina nella sua integrità; i suoi figli saranno benedetti dopo di lui.» (20:7).   

L’esempio più prominente di integrità nell’Antico Testamento è Giobbe: la parola “integrità” è usata nel libro di Giobbe più di quanto non lo sia in qualsiasi altro libro, ed è facile capire perché. Quando Satana toglie a Giobbe la sua famiglia e la sua ricchezza, il Signore dice di lui: «Egli si mantiene saldo nella sua integrità, nonostante tu mi abbia istigato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo» (2:3). La moglie di Giobbe gli disse di rinunciare alla sua integrità: «Allora sua moglie gli disse: “Rimani ancora fermo nella tua integrità? Maledici Dio e muori!”» (v. 9). Nel mezzo della sue profonde sofferenze, i suoi cosiddetti amici misero in discussione la sua integrità, insinuando che le sue azioni e i suoi pensieri non corrispondessero alle sue parole e dubitando che fosse un uomo il cui sì era sì e il cui no era no; ma Giobbe non tradì la sua integrità. Quello che aveva detto di se stesso era vero.   

Pensate a tutte le relazioni che al giorno d’oggi sono danneggiate dal fallimento di seguire questo esempio. Se i figli non possono fidarsi delle parole dei loro genitori, come potranno pensare a Dio come a un Padre celeste degno della loro fiducia? Se una moglie non può fidarsi della parola di suo marito in questioni di poco conto, come può mantenere la sua fiducia in questioni di maggiore importanza? Se non si potesse credere a una testimonianza in un tribunale o in una sala riunioni, l’effetto sul nostro sistema legale e sulla nostra economia sarebbe devastante.   

Giacomo 5.12 si si e no no

Nella chiesa, l’integrità nelle parole è particolarmente importante. La chiesa è governata e nutrita tramite l’insegnamento e la predicazione – tramite le parole. Se gli stessi ministri che proclamano la Parola di Dio non sono degni di fiducia quando parlano di altre questioni – se le loro parole non corrispondono alle loro azioni – allora le fondamenta della chiesa visibile possono vacillare.   

In almeno un’occasione, alcuni nella chiesa di Corinto dubitarono che il sì di Paolo fosse sì, accusandolo di indecisione: non pensavano che le sue azioni corrispondessero alle sue parole. Paolo era consapevole della serietà di questa accusa e difese categoricamente la sincerità delle sue parole e l’integrità della sua vita scrivendo: «Il nostro vanto infatti è questo: la testimonianza della nostra coscienza, che nel mondo e specialmente davanti a voi, ci siamo comportati con la semplicità e sincerità di Dio, non con sapienza carnale, ma con la grazia di Dio.» (2 Corinzi 1:12). Relativamente alla specifica accusa di dire una cosa e farne un’altra, aggiunse: « O le cose che io decido, le decido io secondo la carne, di modo che vi sia in me allo stesso tempo il sì, sì, e il no, no? Ora, come è vero che Dio è fedele, la nostra parola verso di voi non è stata sì e no…ma è stato “sì” in lui» (vv. 17-19).   

Perché mai il grande apostolo Paolo dedica tale vigore a respingere l’accusa di dire una cosa e farne un’altra? Perché era in gioco la sua integrità. La sua opera di apostolo e ministro della Parola di Cristo sarebbe stata gravemente compromessa se non fosse stato possibile fidarsi delle sue parole. La sincerità di Paolo, per cui ogni sua parola era pronunciata dinanzi a Dio e non per tornaconto personale, era un caposaldo di tutto il suo ministero e lo contraddistingueva dagli altri insegnanti anche ai suoi giorni, come scrisse: «Noi non falsifichiamo infatti la parola di Dio come molti altri, ma parliamo in sincerità come da parte di Dio davanti a Dio in Cristo.» (2:17).   

L’integrità nelle parole è importante. Tutti coloro che fanno parte della nostra vita devono avere la sicurezza che ciò che diciamo riflette chi siamo veramente e cosa faremo veramente. Giacomo introduce il suo comando a proposito della nostra integrità nelle parole con l’espressione “prima di tutto” (5:12): questo è il suo modo di dire che dobbiamo concentrarci su di essa come su qualsiasi altro aspetto delle nostre vite. Sotto gli occhi di tutti nel ministero cristiano alla pari che nella riservatezza delle nostre dimore, il nostro sì deve essere sì e il nostro no deve essere no: la posta in gioco, ora e in eterno, non potrebbe essere più alta.   

Jonathan L. Master è presidente del Greenville Presbyterian Theological Seminary di Greenville, South Carolina, editore di The God We Worship: Adoring the One Who Pursues, Redeems, and Changes His People e autore di Growing in Grace: Becoming More like Jesus.  


Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su Tabletalk, la rivista di studi biblici di Ligonier Ministries. Scopri di più su TabletalkMagazine.com o provalo gratuitamente per tre mesi oggi su TryTabletalk.com.

Tradotto da A.P.

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