
Di Robert Rothwell.
«Adorano in quel modo perché non hanno lo Spirito Santo». Questa era un’affermazione che udivo spesso anni fa quando ero un cristiano carismatico/pentecostale ogni volta che noi pentecostali parlavamo dei credenti non pentecostali, in particolare quelli che seguivano una liturgia formale. Credevamo che pur essendo salvati, i non pentecostali fossero privi dell’unzione dello Spirito Santo, com’era evidente dallo stile della loro adorazione che era da un punto di vista esteriore meno vivace e più strutturata della nostra.
La nostra teologia pentecostale ci diceva che i doni delle lingue e della profezia non erano mai cessati, per cui qualsiasi gruppo non praticasse questi doni e la tipica vivacità esteriore a essi associata era privo dello Spirito o quantomeno della pienezza della sua presenza. Dal nostro punto di vista, credere che quei doni fossero cessati significava credere che lo Spirito Santo abbia smesso di operare tra il suo popolo e per questo motivo eravamo contrari al cessazionismo, la dottrina secondo la quale i doni spirituali che comunicano o confermano la rivelazione di Dio, in particolare i doni delle lingue, dei miracoli e della profezia, sono cessati con la morte dell’ultimo apostolo.
In tutta onestà, la colpa per questo collegamento della posizione cessazionista all’incredulità nella continua presenza e opera dello Spirito era in gran parte mia e dei miei amici pentecostali, perché non avevamo studiato il cessazionismo nel dettaglio o dialogato con i suoi migliori esponenti; ma nemmeno i cessazionisti erano del tutto innocenti. Tutti noi conoscevamo dei cessazionisti che erano tali soltanto per abitudine e non convinzione.
Come si possono biasimare i cristiani carismatici/pentecostali per fraintendere il cessazionismo, quando gli unici cessazionisti che conoscono negano la realtà permanente dei cosiddetti donisegno delle lingue, dei miracoli e della profezia più per timore dell’inconsueto che sulla base di un’argomentazione biblica ben sviluppata?
Ci vorrebbe un libro intero per presentare tutte le ragioni a favore del cessazionismo, ma l’essenza di questa posizione può essere così riassunta: quando Dio dà una nuova rivelazione speciale, impiega dei metodi straordinari come la profezia e le lingue per comunicare quella rivelazione e dei segni straordinari come i miracoli per confermare chi dovremmo ricevere (profeti e apostoli) come suoi portatori ispirati di quella rivelazione. Conseguentemente, quando Dio non sta dando una nuova rivelazione speciale, non fa uso di metodi e segni straordinari, ma opera piuttosto nella e attraverso l’esposizione della sua rivelazione speciale (la Scrittura) da parte di insegnanti provvisti dei doni necessari e anziani di chiesa debitamente nominati.
Vale ora la pena di prendere in considerazione alcune prove bibliche a favore del cessazionismo. In primo luogo, vi sono stati diversi momenti storici in cui il popolo di Dio è stato privo di profeti per centinaia d’anni: ad esempio, Dio non parlò al suo popolo tramite dei profeti, o quantomeno tramite dei profeti come li definiremmo normalmente, dai tempi di Abraamo a quelli di Mosè. Inoltre, i giudei del primo secolo riconoscevano che il Signore non aveva mandato loro nessun profeta durante i quattrocento anni che erano intercorsi tra Malachia e Giovanni il battezzatore; ma Dio era all’opera in questi periodi anche quando non vi era nessun profeta.
In secondo luogo, i miracoli non erano occorrenze quotidiane ai tempi della Bibbia, ma avevano luogo soltanto quando Dio stava dando una nuova rivelazione al suo popolo da mettere per iscritto. Se guardiamo alla Scrittura nel suo complesso, vediamo tre grandi periodi di miracoli: ai tempi di Mosè, di Elia ed Eliseo e di Gesù e i suoi apostoli. Ciascuno di questi periodi era caratterizzato da una nuova rivelazione speciale di Dio: Mosè ricevette la legge e fu costituito mediatore del vecchio patto, Elia ed Eliseo rappresentano l’istituzione formale della figura del profeta e i molti oracoli che i profeti avrebbero annunciato, Gesù e gli apostoli istituirono il nuovo patto e fornirono le istruzioni necessarie per l’età del nuovo patto. Dato che addirittura i miracoli biblici erano così limitati, non c’è ragione di aspettarsi che vi siano delle persone in ogni generazione che hanno il dono di fare miracoli.
In terzo luogo, Ebrei 1:1-4 ci dice che la Parola finale di Dio a noi è il suo Figlio e che il modo in cui ci parla attraverso il suo Figlio (e gli apostoli che parlarono con la sua autorità alla chiesa) è diverso dai vari modi in cui aveva parlato prima della venuta di Gesù. Dato che Gesù è il nostro profeta e che gli apostoli del primo secolo esercitarono un ministero profetico, la differenza tra Gesù e i suoi apostoli da una parte e i profeti del vecchio patto dall’altra non è che Gesù e i suoi apostoli impiegarono dei nuovi metodi nel loro insegnamento, ma che parlarono con finalità decisiva. Siccome posero il fondamento della chiesa (Efesini 2:18-22) non ci aspettiamo una rivelazione continuativa, perché un fondamento è posto una volta sola e non c’è più bisogno che Gesù ci guidi attraverso i profeti e gli apostoli.
Infine, quando guardiamo alle istruzioni che Gesù e gli apostoli ci danno per l’età postapostolica, non troviamo nessun appello alla chiesa affinché attenda altri profeti, si aspetti che le persone facciano miracoli, o vada in cerca di chi parla in lingue perché comunichi un nuovo messaggio o direttiva da parte del Signore. Particolarmente rilevanti a questo riguardo sono dei testi come l’addio di Paolo agli anziani di Efeso in Atti 20 e le ultime lettere scritte dagli apostoli prima della loro morte come 1 e 2 Timoteo e Tito nel caso di Paolo e 1, 2 e 3 Giovanni nel caso di Giovanni. Cos’è che questi testi comandano alla chiesa di fare? Ritenere la tradizione, ossia l’insegnamento apostolico, che la chiesa aveva già ricevuto, non andare alla ricerca di una nuova rivelazione.
Alla luce di tutto questo, e data la profonda dottrina della Scrittura della teologia riformata, non c’è da stupirsi se il cessazionismo è stato la tipica posizione riformata: di fatto, credere che i doni delle lingue, delle profezie e dei miracoli siano cessati è così strettamente legato alla dottrina confessionale riformata della Parola scritta di Dio e della potestà dichiarativa della chiesa post-apostolica che è praticamente impossibile essere riformati e credere che questi doni continuino tuttora. Se la rivelazione speciale di Dio non si è conclusa, se la profezia e i doni a essa collegati continuano al giorno d’oggi, non possiamo fare altro che mettere questa rivelazione per iscritto e seguirla, perché Dio esige che osserviamo e seguiamo la sua Parola. Se la rivelazione speciale di Dio non si è conclusa, Dio non ha parlato definitivamente per mezzo del suo Figlio e il canone chiuso della Scrittura non può essere la nostra regola finale di fede e pratica. Combinare la teologia riformata con la posizione continuazionista secondo la quale i doni della profezia, dei miracoli e delle lingue continuano tuttora significa produrre una miscela instabile e irreconciliabile di elementi contraddittori.
Ma questo non vuol dire che i cessazionisti neghino la continua presenza e opera dello Spirito Santo. Noi cessazionisti non crediamo che lo Spirito non sia in grado di parlare attraverso i profeti al giorno d’oggi, ma semplicemente che abbia scelto di non farlo; crediamo che lo Spirito Santo ci parli attraverso l’esposizione fedele della sua Parola; e crediamo che ci apra e chiuda delle porte e arrangi le “coincidenze” provvidenziali delle nostre vite. Di fatto, sono convinto che il cessazionismo riformato tradizionale abbia una dottrina del potere e della libertà dello Spirito più profonda del continuazionismo tradizionale, perché confessiamo che lo Spirito deve portare in vita delle anime morte affinché crediamo; che deve farlo senza che siamo noi a chiederlo, perché nel nostro stato di morte spirituale al di fuori di Cristo non chiediamo di ricevere la nuova vita; e che lo fa soltanto per coloro che sceglie liberamente e quando vuole.
Fonte:
Cessationism, Copyright 2020, da Robert Rothwell. Ligonier Ministries.
Con permesso tradotto da A.P..