
Di Burk Parson.
Diversi anni fa, partecipai a una conferenza che si svolse in una chiesa carismatica. L’edificio aveva le dimensioni di un piccolo paese e, essendo molto curioso, decisi di fare una piccola passeggiata per i numerosi corridoi della chiesa. A metà del mio viaggio, mi imbattei in una stanza dalla quale provenivano tutta una serie di suoni strani, ma per paura non vi entrai; in seguito scoprii di aver sentito il suono di una sessione di “pratica per parlare in lingue” e imparai che era prassi di quella chiesa insegnare ai suoi giovani a parlare correttamente in lingue. Sottolineando l’importanza di usare le consonanti quando si parla in lingue e mostrando il modo in cui muovere il proprio corpo mentre si esercita il dono, quella chiesa cercava di insegnare ai suoi giovani a essere bravi ragazzi e ragazze carismatici.
Può darsi che la pratica di quella chiesa non sia rappresentativa del movimento carismatico in generale; tuttavia, essa solleva molte domande che richiedono risposte bibliche. Come cristiani siamo chiamati a pensare e dare risposte in modo biblico: è quindi essenziale che la nostra valutazione dell’esercizio dei doni rivelatori dello Spirito Santo sia biblica, perché non possiamo definire la dottrina biblica rimanendo nell’ambito dei sentimenti e delle reazioni umane.
Inoltre, nella nostra valutazione il nostro obiettivo non deve essere quello di andare a cercare nella Scrittura per trovarvi dei testi che dimostrino esplicitamente che i doni rivelatori, come le lingue e l’espressione profetica, non devono essere esercitati nella chiesa al giorno d’oggi: cercare tali istruzioni significherebbe cercare un ago in un pagliaio. La Scrittura attesta se stessa come Dio attesta se stesso; così, quando guardiamo umilmente alla Parola definitiva di Dio come nostra autorità, cerchiamo il suo modello e il suo scopo come egli lo ha sovranamente mostrato, e il suo modello è che, nel corso della storia, Dio ha stabilito la sua Parola, e lo ha fatto in gran parte attraverso l’uso di segni e prodigi.
Nel corso dell’Antico Testamento, Dio rivelò la sua Parola al suo popolo e confermò la sua dichiarata autorità con molti segni e prodigi. Durante l’esodo di Israele, il Signore si identificò con gli schiavi ebrei in Egitto e autenticò la sua Parola rivolta attraverso la parola profetica di Mosè al faraone (Esodo 7-12), condusse il suo popolo verso la libertà (Esodo 12), separò le acque del Mar Rosso e guidò i figli d’Israele attraverso di esso su un terreno asciutto (Esodo 14), rivelò la sua Legge (Esodo 20ss) e stabilì il suo popolo nella Terra Promessa. Durante i ministeri di Elia e di Eliseo, il Signore stabilì la sua Parola profetica con molte manifestazioni della sua potenza, come quando autenticò la coraggiosa proclamazione della sua Parola da parte del profeta Elia agli uomini di Acazia: «Elia rispose e disse al capitano dei cinquanta: “Se io sono un uomo di Dio, scenda del fuoco dal cielo, e consumi te e i tuoi cinquanta uomini!” E dal cielo scese il fuoco di Dio che consumò lui e i suoi cinquanta uomini» (2 Re 1:10).
Così, più e più volte in tutto l’Antico Testamento, Dio stabilì la Sua opera redentiva attestandola attraverso miracoli: il suo scopo era infatti quello di riscattare il suo popolo sia dalla schiavitù fisica sia a maggior ragione da quella spirituale.
Allo stesso modo, nel corso del Nuovo Testamento Dio ha autenticato la sua rivelazione che ha manifestato in Cristo e negli apostoli (Giovanni 1:14, Matteo 10:7). Cristo adempì la Legge e i Profeti (Matteo 5:17) e in lui Dio dimostrò il suo meraviglioso potere attestandolo a tutti coloro a cui furono dati gli occhi per vedere e le orecchie per ascoltare (Matteo 13:14-15).
Gesù stesso ha parlato con franchezza dell’attestazione da parte del Padre del suo ministero terreno: «Ma io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni; perché le opere che il Padre mi ha date da compiere, quelle stesse opere che faccio, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato» (Giovanni 5:36). Questo tema ricorre più volte nel vangelo di Giovanni. Gesù dichiara in modo molto significativo: «Anche se non credete a me, credete alle opere, affinché sappiate e riconosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre» (Giovanni 10:38).
Gli apostoli di Cristo erano messaggeri investiti dal Messia del potere di guarire le malattie, cacciare i demoni e resuscitare i morti; essi erano testimoni di Cristo risorto, poiché avevano ricevuto il loro apostolato direttamente da Gesù stesso. In alcuni casi come Stefano (Atti 6:8) e Filippo (Atti 8:6), che erano rappresentanti degli apostoli, Dio ha attestato il suo scopo redentivo in e attraverso coloro che rappresentavano il Vangelo proclamato dagli apostoli. La venuta di Cristo ha inaugurato il regno di Dio; nel ministero terreno di Gesù, il regno di Dio ha cominciato ad avanzare contro quello di Satana e la dichiarazione della venuta del regno ha ricevuto l’autenticazione di Dio (Marco 3:20-27).
Per quanto riguarda il momento storico in cui i propositi redentivi di Dio si sono manifestati più chiaramente, l’apostolo Paolo scrisse ai convertiti gentili di Efeso: «Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare» (Efesini 2:19-20). Allo stesso modo, Paolo scrisse ai Corinzi, affermando la relazione della testimonianza apostolica all’epoca fondativa della chiesa: «Certo, i segni dell’apostolo sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti» (2 Corinzi 12:12).
È chiaro che l’intenzione principale di Paolo non era di istruire queste chiese riguardo ai doni rivelatori dello Spirito Santo, tanto che non si preoccupò neppure di difendere la cessazione di tali doni (1 Corinzi 13:8-10); piuttosto, il significato dei riferimenti di Paolo al fondamento della chiesa e all’attestazione dell’autorità divinamente conferita agli apostoli ha a che fare con gli scopi redentivi di Dio manifestati con la sua rivelazione.
Il dott. Sinclair B. Ferguson commenta: «Gli apostoli hanno esercitato un ministero fondamentale e ricevuto un’attestazione appropriata: di conseguenza, nelle chiese si assisteva alle manifestazioni dello Spirito che servivano come conferma di una nuova rivelazione. La funzione primaria di questi doni suggerisce la loro non permanenza” (The Holy Spirit, p.266).
In altre parole, i doni-segno dello Spirito Santo servivano a stabilire la testimonianza di coloro ai quali era stata conferita la funzione di fondare la casa di Dio. Mentre gli apostoli proclamavano la più grande notizia che il mondo avesse mai sentito, Dio stabilì la verità della redenzione con le opere più grandi che il mondo avesse mai visto: i ciechi ricevevano la vista, gli zoppi camminavano, i lebbrosi erano sanati, i malati terminali guariti, i morti risuscitati e, soprattutto, il Vangelo era predicato ai poveri (Matteo 11:5; Isaia 35:5-6).
Quando mi viene chiesto di spiegare quei passaggi della Scrittura che, secondo alcune persone, insegnerebbero che i doni-segno dell’età apostolica non sono cessati, sono solito rispondere con questa domanda: «Credi che la Scrittura sia la Parola finale di Dio?». Sono lieto di dire che ogni risposta è stata affermativa; ma detto questo mi sento solitamente chiedere, «Quali prove bibliche ci sono a sostegno della tua opinione che i segni siano cessati?”. In genere rispondo con una domanda simile: «Quali prove bibliche ci sono a sostegno della tua opinione che i doni-segno continuino tuttora?». A quel punto, la discussione sprofonda spesso in una serie di emozioni e avventure fantasiose: il mio interlocutore mi racconta solitamente di un’esperienza dopo l’altra con grande intensità, per poi lanciare il suo attacco più dispregiativo: «Mi stai forse dicendo di non credere che lo Spirito Santo sia ancora all’opera al giorno d’oggi?».
Osservazioni di questo tipo sono abbastanza tipiche e rappresentano forse la conclusione più insostenibile raggiunta da molto carismatici. Anche se non affermiamo la continuazione dei doni-segno, non rinneghiamo affatto l’autentica opera dello Spirito del Dio vivente; al contrario, attraverso l’esercizio dei doni non rivelatori dello Spirito Santo tuttora esercitati nella predicazione della Parola, nell’insegnamento e nell’esortazione (Romani 12:6-8), noi che eravamo nemici di Dio, morti nei nostri peccato, siamo diventati figli viventi del Dio vivente.
Lo Spirito Santo ha operato grandi meraviglie nei nostri cuori e colui che ha stabilito il suo piano di redenzione prima della fondazione del mondo lo ha realizzato con grandi segni e prodigi, e ci ha suggellato con lo Spirito Santo per il giorno della nostra redenzione (Efesini 4:30).
Fonte:
It is Finished. Copyright 2002, da Burk Parson. Ligonier Ministries.
Con permesso tradotto da Andrea Lavagna. Rivista da A.P.